...Parlavo e il mio amico mi ascoltava attento. Gli confidavo che anch’io mal sopportavo una cultura di predazione che ormai segnava ogni passo di quel mondo di plastica, come diceva lui. Gli raccontavo che temevo che la nostra oasi serena, dove sciogliere le negatività e allentare lo stress, rischiasse di sparire.Percepivo la sua completa empatia, che diventava quasi materiale, sembrava sfiorarmi, come solo tra amici fraterni può succedere. Eravamo benedetti dal Signore, perché raramente succede che si cresca fino a diventare uomini fatti e maturi contemporaneamente il legame di amicizia. L’avevamo tenuta bambina, come bambini eravamo noi, ora la vita, tra malattie e rivalità, ci obbligava a crescere, a bandire l’egoismo; dovevamo sospendere il giudizio e ripensarci come adulti e non più come Lepre e Coniglio.