Diversi fattori contribuiscono alla ricchezza della lingua dantesca, che richiamano l’ambito filosofico, estetico, morale e teologico. La parola, per il Poeta, immessa nel circolo comunicativo, è portatrice della profondità emotiva dell’agente linguistico. Se tale profondità si trova in contrasto con il Sommo Bene, la parola stessa può diventare un «seme di operazione» distruttivo. Nella Commedia, tale concezione è espressa da un’immagine polisemica, dal forte valore religioso: la lingua di fuoco. La lingua come il fuoco brucia, distrugge o illumina e riscalda diventa il mezzo della rivelazione dello spirito e può essere causa di un’azione moralmente positiva o negativa.
L’AUTORE - Giacomo Gambale (Pagani, Salerno, 1976) è Dottore di ricerca in «Filosofia, scienze e cultura dell’età tardoantica, medievale ed umanistica» (Salerno) e in «Sciences Religieuses» (École Pratique des Hautes Études di Parigi). Si occupa di filosofia medievale e letteratura italiana, in particolare nell’opera di Dante e quella dei suoi più antichi commentatori. Attualmente i suoi interessi sono legati alla lettura giuridica della Divina Commedia, da Alberico di Rosciate e Pietro Alighieri a Hans Kelsen.
LA COLLANA - Collationes. Con tale nome si denominavano nel Medioevo le conferenze tenute da intellettuali e maestri, per lo più in orario serale, al di fuori degli impegni didattici. La collana accoglie studi monografici su personaggi, temi e problemi della storia del pensiero filosofico, scientifico e teologico sviluppatosi in area europea e mediterranea nel periodo compreso tra i secoli IV e XVI.