Valerio Di Cerbo
La luce velata

La luce velata
Prezzo Fiera 15,00
Prezzo fiera 15,00

Un incontro. Matteo e Isabel. Un amore travolgente, un fulmine a ciel sereno, che cambierà le loro esistenze per sempre. Lui, un uomo forte e deciso, un avvocato penalista con una carriera avviata. Lei, una donna indipendente e tenace, una tatuatrice che ama il suo lavoro. In una Roma incantata, un Amore appassionato fatto di sintonia, di passione o di qualcosa in più... di magia. Un amore che è anche fiaba incantata. Ma come finirà? Riusciranno i protagonisti ad amarsi per sempre ? La musica che li unisce sarà per sempre la colonna sonora della loro vita?

«Se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola»

(M. Gramellini)

Primo capitolo

CAPITOLO I

Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano.

P. Coelho

La sveglia suonò Scars dei Black Label Society, come una sentenza. Quella mattina, nonostante Zakk Wylde fosse il suo idolo, le risultava veramente fastidioso ascoltare la sua voce. Isabel aveva la sensazione che qualcosa le stesse martellando in testa. La notte scorsa, aveva fatto una di quelle serate “tra amiche” piene d’alcool e ne stava pagando le conseguenze. Stella, la sua fedele inquilina pelosa, la osservava incuriosita. La gatta era una splendida British shorthair, nera come la notte senza luna. Si alzò completamente frastornata. Si preparò un caffè molto forte ma non funzionò. La bevanda migliorò di poco le condizioni della sua povera testa. Si accese una sigaretta e mentre l’assaporava, pensava ai programmi di quella giornata. La gatta miagolava rumorosamente. «Ora ti do la pappa, patata, dammi solo il tempo di ritornare in me». Stella si stiracchiò, miagolò di rimando e andò verso la ciotola dopo essersi strusciata sulle sue gambe. Era una di quelle mattine in cui non avrebbe voluto muoversi da casa, ma il lavoro non poteva aspettare. Il suo laboratorio di tatuaggi stava avendo un successo strepitoso e lei era considerata un’artista nel suo campo, non una semplice tatuatrice. Aveva cominciato con un piccolo tattoo shop sulla Tuscolana, ma la sua passione e il suo estro l’avevano resa celebre rapidamente. Ormai tanti personaggi del mondo dello spettacolo e della musica facevano a gara per avere un suo tattoo. Bisognava prenotarsi con mesi di anticipo, e lavorava tutto il giorno. La cosa non le pesava affatto. «Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno in vita tua». Questa frase attribuita a Confucio era il suo mantra. Dopo essersi vestita velocemente, salì sulla sua Audi TT nera. Adorava quella macchina, il rombo dei suoi 400 cavalli e sfrecciare nel centro di Roma, anche se a quell’ora il raccordo permetteva pochi slanci. Lanciò la borsa sul sedile del passeggero e appena messa in moto, alzò la musica a tutto volume. Batteva le mani sul volante seguendo il ritmo di Low di Lenny Kravitz, mentre era ferma al semaforo. Quando la luce diventò verde, svoltò verso sinistra. Non fece nemmeno in tempo a deviare traiettoria che una BMW la prese in pieno. Gli airbag attutirono l’impatto e Isabel rimase immobile. Per un istante la sua vista si annebbiò, gli altri sensi si ampliarono. Sentì un forte ronzio nelle orecchie seguito da un marasma di suoni, clacson di auto e persone urlanti. Non riusciva a respirare, gli airbag aperti le comprimevano il petto. Slacciò lentamente la cintura. Superato il momento di shock, gli occhi color carbone le si iniettarono di sangue. Si toccò il collo dolorante e respirò profondamente. Aspettò qualche secondo cercando di calmarsi, ma non funzionò. Gli anni di yoga, in casi come quello, non sarebbero serviti a niente. Chiunque le avesse distrutto la macchina, non sarebbe sopravvissuto. «Sta bene?», disse Matteo, visibilmente preoccupato più della reazione di lei, che delle sue condizioni di salute. «Se vuole, chiamo l’ambulanza». «Un oculista deve chiamare! Voglio sapere dove diavolo andasse col rosso. Avrebbe potuto uccidermi!». Matteo cercò una bieca giustificazione: «Non so come scusarmi, ero in ritardo per un’udienza. Ma non si preoccupi, pagherò tutto. L’importante è che lei non si sia fatta niente. La macchina si ripara». «E vorrei ben vedere…» rispose lei. Magnifico- pensò Isabel- quest’idiota è pure un avvocato. Un minuto dopo, Isabel si era calmata. Il furore omicida di lei era quasi passato. Ora c’era una rabbia controllata, mitigata dal sorriso di Matteo. Passarono alle presentazioni. Spostarono le macchine da lì, e compilarono il CID. Il carroattrezzi e i vigili ci misero un’eternità per espletare tutte le formalità del caso. Il cambiamento repentino d’umore di Isabel stupì non poco Matteo: Carina… bipolare, ma carina. Ormai erano saltati i programmi di entrambi per la giornata. «Posso farmi perdonare un minimo, offrendole la colazione?», disse Matteo, «tanto i programmi sono andati a farsi benedire». «Andiamo, tanto ormai…» replicò Isabel. Parlarono del tempo, del lavoro e delle loro passioni. Lui, nel suo perfetto completo blu scuro, bevve un caffè dal gusto deciso e ricco, dall’aroma intenso e persistente. Emanava una sicurezza che però non colpì particolarmente Isabel. Lei sorseggiava un tè verde caldo, dolce e dal gusto delicato. Non amava aggiungervi lo zucchero o dolcificanti di altro genere perché ne avrebbero alterato l’originale sapore. Era l’ideale per una fresca giornata di marzo. Dopo aver fatto colazione, Matteo chiese se le andasse di uscire a cena una di quelle sere ma Isabel declinò l’invito. Si scambiarono i numeri per sentirsi sul sinistro, e si salutarono.

CAPITOLO II

Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata. F. Dostoevskij Matteo fu affascinato dalla personalità di Isabel. La sua bellezza era palese e sembrava avesse un’energia straripante. Mentre parlavano, notò la mappa di tattoo sul suo corpo, li trovava meravigliosi. Dalla maglietta si diramavano dei ghirigori artistici su entrambe le braccia e dalla generosa scollatura, che lasciava intravedere il seno prosperoso, se ne vedeva un altro a forma di angelo, che arrivava fino al collo. Nonostante fosse seccato per l’incidente, si sentì stranamente allegro. Il tempo che aveva trascorso con Isabel fu molto piacevole. La solarità e l’audacia di lei smossero l’animo di Matteo. Un sorriso appena accennato sul volto di lui ne fu il risultato. Non sorridevano solo le labbra, ma anche gli occhi. I suoi occhi azzurri rassomigliavano al mare in tempesta, esprimevano un turbinio di emozioni contrastanti. Negli occhi di ognuno di noi è nascosto il proprio passato, un passato fatto di gioie e godimenti ma anche di sofferenze e dolori. Li si vede apparire e scomparire all’improvviso appena gli sguardi si incrociano. E Matteo ebbe la sensazione che dietro i magnifici occhi scuri di Isabel ci fosse una luce velata, sarebbe bastato solo togliere la coltre di carbone che la soffocava. Una cosa però lo aveva fatto impazzire letteralmente: l’odore della pelle di lei. Non era il profumo che lei indossava, era proprio il suo odore. Un fisico mozzafiato e quel profumo… Isabel profumava di donna. Provava un’attrazione quasi primitiva per lei. Andò a cercarla su Facebook e le chiese l’amicizia. Voleva sapere qualcosa in più. Isabel non era un tipetto facile, quello era certo. Ma lui era pur sempre Matteo Vanelli, e nonostante lei sembrasse poco interessata lui sapeva bene che la parola “arrendersi” non esisteva nel suo vocabolario. Dentro di sé sentiva che ne sarebbe valsa la pena. Matteo aveva quarantacinque anni, anche se ne dimostrava dieci in meno. Il lavoro continuo fatto in palestra aveva pagato. Le ore passate ad alzare pesi e a fare il corso di TRX avevano reso il suo corpo straordinariamente tonico. Quel fisico, unito a due grandi occhi azzurri e a una spropositata sicurezza di sé, aveva fatto strage di cuori negli ultimi anni. Matteo non poteva lamentarsi del suo successo con le donne, dopo il fallimento del suo matrimonio durato venti anni, aveva deciso di non legarsi a nessun’altra. Mentre andava nel suo studio in autobus, pensò alla stranezza di quell’incontro. La segretaria lo accolse con gli appuntamenti della giornata e con la nuova data dell’udienza a cui avrebbe dovuto partecipare quella mattina. Marta era più di una segretaria, era una tuttofare, praticamente la sua “scatola nera”. Lo aiutò da quando Matteo aprì il suo piccolo studio e la sua memoria prodigiosa fece sì che l’avvocato non potesse fare a meno di lei. La giornata passò tra un appuntamento e un altro. Era un penalista molto rinomato, e il lavoro non mancava mai. In serata, andò a fare il suo lavoro quotidiano in palestra; il proprietario era un suo amico d’infanzia. Gli piaceva, era un posto abbastanza grezzo e quando vi entrava c’era odore di fatica. Per Matteo, non era solo mera fatica fisica ma qualcosa d’altro. Era sacrificio. Il sudore sulla fronte di coloro che, come lui, si allenavano era la tangibile manifestazione di un’intenzione: stare bene con sé stessi. Quel luogo gli permetteva di staccare, di trovare del tempo in cui rimanere tra i suoi pensieri. Mentre correva sul tapis roulant, pensò a quello strano incontro. Tornato a casa, si sdraiò sul divano. Prese il telefono e mentre ci giocherellava un po’, i suoi occhi si posarono sul contatto di Isabel. Si fece forte la tentazione di inviarle un messaggio, ma era indeciso: non voleva essere invadente, né dare a Isabel l’impressione che lo avesse colpito così tanto. Sentì un fremito, le mani stavano sudando. Un entusiasmo infantile lo colse. Era certo: sarebbe stata una partita a scacchi. Non erano ammesse esitazioni. Bisognava giocare d’astuzia e lui era un buon giocatore. Optò per un messaggio di circostanza. Isabel era spossata. Quella giornata così intensa l’aveva stancata un bel po’. Fortunatamente, il corso di yoga serale le diede un po’ di pace interiore, permettendole di riconciliarsi con sé stessa. Ripensò all’incidente, alla sua Audi distrutta e a quell’avvocato, la classica persona arrogante piena di soldi, un arrivista che pensa solo a sé stesso, il classico uomo da evitare come la peste. Non le era sfuggito, tuttavia, come l’avesse guardata. Sapeva di aver fatto colpo, ma per lei non era una novità: alta più di un metro e ottanta e con un fisico da modella, non passava di certo inosservata. Ma proprio per questo, era da tanto tempo che non aveva una relazione stabile. Era stufa di passare il tempo con uomini che giudicavano il libro dalla copertina. Tutti ammiravano i suoi tatuaggi e il suo corpo ma nessuno sapeva o meglio, a nessuno interessava chi fosse Isabel veramente. Mentre riempiva la ciotola di Stella con il suo cibo preferito, trota e verdure a dadini, le arrivò una notifica su WhatsApp: «Ciao Isabel, come va il collo? Domani il perito dell’assicurazione andrà a vedere la tua macchina. Ho smosso mari e monti e tutto si risolverà in pochi giorni. Hai la mia parola. Scusa ancora». Isabel rimase stupita da quel messaggio, lo ringraziò e gli disse che avrebbe aspettato novità. Lui visualizzò il messaggio e rispose con un semplice: «Buonanotte, e spero di sentirti presto». Stesa sul letto meditò sulla vita, su come fosse un continuo cambiamento di programmi. L’indomani avrebbe dovuto cominciare un’opera d’arte sul corpo di Lucia Severgnini, un’attrice emergente che si era innamorata dei suoi lavori. Per colpa di Matteo, dovette rimandare. Stava godendosi le coccole di Stella, quando le arrivò una telefonata dalla sua amica Elisa. «Isabel! Ma sei viva? Che succede? Non ti sei fatta sentire per tutto il giorno!». «Ho avuto un incidente: un idiota mi ha distrutto la macchina». «Avresti potuto farti venire a prendere. Che cavolo!». «Non era il caso, e poi non mi sono fatta niente». Isabel era fatta così: chiedere qualsiasi cosa, anche alla sua migliore amica, sarebbe stato fuori discussione. Aveva sempre affrontato con tenacia ogni situazione, da sola. «Sei sempre la solita. Comunque, raccontami tutto». «È un bell’uomo, ma non è il mio tipo. È il classico piacione arrogante». «Vorrei proprio sapere qual è il tuo tipo… probabilmente devono ancora inventarlo» rispose di rimando Elisa. «O magari non c’è» disse Isabel. «Non ci sarà mai, fin quando ti rifiuterai a priori di lasciar entrare qualcuno nella tua vita. La verità è questa: dovrebbe essere un incrocio tra Brad Pitt e John Nash» la punzecchiò Elisa. «A me della bellezza interessa poco. Io guardo sempre oltre la scocca. Se incontro uomini che sono perfetti imbecilli, non è colpa mia. E anche quelli interessanti, dopo un po’ si dimostrano per quello che sono. Ecco perché mi stufo così presto. Facciamo così: quando arriverà cavalcando un unicorno, saprò che è la persona giusta». «Non cambi mai, non c’è niente da fare e io ti adoro così. Domani mattina passerò a prenderti per accompagnarti allo studio, così mi racconti meglio. E non fare la testona, coi mezzi pubblici ci impiegheresti una giornata. A domani!». Isabel ed Elisa erano più che amiche: erano custodi l’una della vita dell’altra. Non avevano bisogno di parlare per capirsi. Elisa era l’unica persona che riuscisse a leggere dentro l’animo di Isabel, l’unica che fosse riuscita a entrare a pieno titolo nella sua vita. Quando lei aveva bisogno di una completa e tranquilla solitudine, Elisa non la contattava. Percepiva i suoi momenti di buio e sapeva che, appena si fossero presentati, doveva essere lasciata da sola a combattere i suoi demoni. La mattina seguente, Elisa volle sapere ogni particolare di Matteo. Con una serrata insistenza, riuscì a farsi mostrare la foto del profilo di WhatsApp. La perseveranza di Elisa nell’ottenere qualcosa, in alcune occasioni, risultava più incisiva della pietra spuntata che solca la corteccia di un faggio. «Però, mica male!» commentò Elisa. «Mi ha chiesto anche l’amicizia su Facebook. Eli, sai che, aspetto a parte, non mi ha fatto una grande impressione» rispose Isabel. «Non che mi sia sembrato una persona sgradevole, tutt’altro. Tuttavia, un uomo che indossa un vestito da duemila euro e gira con una Z4, difficilmente può destare il mio interesse. Sembra il classico uomo arrivato». «Non puoi saperlo con certezza, magari puoi scoprirlo. Dagli l’amicizia e vedi, no?». «Vediamo» rispose Isabel.

Specifiche

  • Pagine: 162
  • Anno Pubblicazione: 2020
  • Formato: 150*210
  • Isbn: 978-88-31243-23-0
  • Prezzo copertina: 15€

Seguici

ContaTti

Telefono 351 886 28 90

Edizioni del Loggione srl
Sede legale: Via Piave, 60 - 41121 - Modena - Italy
P.Iva e C.F.: 03675550366
Iscrizione Camera Commercio di Modena REA MO-408292


© ItaliaBookFestival è un marchio registrato Edizioni del Loggione srl