Nel cuore, unità di corpo-mente-spirito, si decide il destino dell’uomo: nel cuore l’abisso chiama l’Abisso; nel cuore si è soli davanti al Solo; nel cuore sono solo io in ascolto della relazione del Padre con il Figlio nello Spirito Santo. Il cuore è reale, più reale di ogni altra cosa; rispetto al cuore, tutto il resto è veramente relativo, parziale, perfino opinabile. Solo il cuore è il luogo della contemplazione della Realtà divina; tutto il resto è contingente, provvisorio, dualistico, razionale, fisico, sostituibile. Solo il cuore è capace di amore, non il corpo, non la mente: ciò che è agito a livello fisico-psichico-mentale, anche se lo si chiama amore, in realtà non lo è, perché a quel livello tutto si muove secondo la legge di necessità. L’amore, invece, appartiene all’ordine della gratuità, della autentica libertà, della piena volontà, le quali cose risiedono solo nel cuore. E solo Dio può scrutare il cuore degli uomini.
Se guardiamo alla storia dell’umanità, vediamo quanto è difficile per noi l’accesso alla via del cuore, anche se lo splendore di antiche Tradizioni religiose ne ha illuminato il cammino. Spetta a noi, uomini e donne del terzo millennio, aprire nuovi percorsi di conoscenza e di fiducia nel mondo; a noi il compito di alimentare quel dialogo tra le religioni, capace di condurre tutta l’umanità a riconoscere che il valore ultimo di ogni religione si trova nel conseguimento personale e collettivo delle qualità fondamentali insite nell’uomo: la compassione, la tolleranza, il buon cuore. Non abbiamo bisogno di nuove idee, nuove teorie: abbiamo bisogno di integrare il nostro livello di coscienza. Ecco la conversione per il nostro tempo.