“L’entrata in scena di un nuovo supporto della scrittura che facesse a meno della carta ha generato tutta una serie di dibattiti sull’argomento, che ha dato vita a un’ampia letteratura sul nuovo libro digitale: leggiamo definizioni di ebook; dell’ennesima rivoluzione del libro; della prossima scomparsa di qualunque supporto cartaceo con conseguente morte del libro; chi, per contro, avverte che non ci libereremo dei libri; manuali di editoria digitale e via discorrendo. Sfogliando questo genere di opere si ha la sensazione di vivere in un periodo storico nel quale il libro cartaceo sia stato costretto dallo spirito del tempo a entrare in un vortice tecnologico e deterministico che non gli permetta alcuna via di scampo. Allo stesso modo, chi volesse iniziare un qualche studio sull’argomento “libro digitale” si ritrova immediatamente accerchiato da un vuoto concettuale che lascia spazio solamente a una mera descrizione di nuovi formati elettronici; accanto a questa concezione, si afferma quella relativa alla novità assoluta del fenomeno che stiamo vivendo, come se il mondo fosse iniziato con noi e come se il passato potesse insegnarci soltanto che dopo l’argilla viene il papiro, dopo il papiro la pergamena, dopo la pergamena la carta e a un certo punto un nuovo supporto impalpabile, fatto di bit, che forse molti di noi, compreso me, non sanno nemmeno che cosa siano. Insomma, sembrava che fosse arrivato il tempo di chiudere i libri, pardon, spegnerli”.
Così non è e l’autore fornisce tesi ben provate non solo delle origini culturali del libro digitale, ma anche e soprattutto delle interessanti prospettive che questo ci offre.