Tre delicatissime filastrocche che hanno per protagonisti due animali, la zanzara e il gallo, e uno strumento musicale, l’oboe. “Parabolette” le chiama l’autore, Alberto Sinigaglia, alludendo alle similitudini che animali e cose hanno con i fatti della vita. Così, a ritmo lento e cadenzato, la zanzara si lamenta di essere perseguitata ed esclusa dalla società, il gallo si riconosce il merito di risvegliare dal sonno per rimettere ogni giorno in movimento la vita che rischierebbe di perdersi nell’assenza, l’oboe che stanco del gioco di squadra nell’orchestra aspira al ruolo di solista. Le storie sono illustrate dalla mano fatata di Ugo Nespolo, la cui pittura è da sempre strettamente legata al vivere quotidiano ed è capace di estrapolare ogni cosa dal suo uso comune e fargli acquistare valore di opera d’arte.
Primo capitoloLA ZANZARA
Zanzara Zanze
è disperata
protesta, piange.
Non ha certezze,
neanche speranze:
«Nessuno vuole
essermi appresso.
M’avvelenano,
le prendo spesso.
Nella società
porto la peggio
unanimità».
Così decide,
e con urgenza,
d’esaminare
la sua coscienza.
«Volo ronzando,
punzecchio un po’:
in fin dei conti
che male vi fo?
Gocce di sangue
succhio, l’ammetto,
è l’incarico
d’un buon insetto.
Ma che nausea:
pessimo cibo
dà alla gente
sangue cattivo.
E faccio solo
turni di notte
tra pericoli,
trappole, botte.
Non son utile
all’umanità,
faccio ribrezzo,
paura, pietà.
Senza né mutua
né sindacato,
protesto, smetto,
cambio di stato!».
Una rondine
passata di lì
le parla: «Cara
non fare così.
A noi uccelli
tu vai benone
come nutriente
e buon boccone.
Una zanzara
di gran qualità
è un assaggio
di felicità».
Allora Zanze,
rasserenata,
anzi persino
inorgoglita,
«forse è questo
- chiese pianino -
ciò che chiamiamo
nostro destino?».