Leggete e scoprite il vostro futuro.
Unitevi a questo girotondo di morte, guardate le tredici porte stringere Bologna nel loro abbraccio letale. Tredici porte per le tredici costellazioni dello Zodiaco che con la loro luce oscura vi sveleranno gli oroscopi di sangue scritti da diciassette autori trasformati in veri astrologi del delitto: storie così nere e buie che nemmeno gli astri sapranno rischiarare. Leggete e scoprite il vostro futuro, perché presto potreste non averne più uno.
Primo capitoloPrima stella a destra
Massimo Fagnoni
– Mi spiace architetto, ma la banca non può permetterle un’altra deroga al pagamento del mutuo.
Giorgio ha gli occhi lucidi, le mani tremanti, una leggera patina di sudore gli appanna la vista, sfila gli occhiali dalle lenti spesse, comincia a pulirli con uno straccetto che recupera dalla tasca dei pantaloni, anche lo straccetto dovrebbe essere lavato, e così i pantaloni e in generale tutta la persona, perché Giorgio Bentivoglio, della storica famiglia Bentivoglio di via Carbonesi, ultimo erede di tutta la stirpe, è arrivato, finito, rovinato, kaput coma amava ripetere sempre il nonno Augusto nei suoi deliri senili durante le rare visite della famiglia a villa Ranuzzi.
– Lei non è che un impiegato, porca puttana, non può essere lei a decidere che non posso più vivere nell’appartamento della mia famiglia, la ristrutturazione mi ha prosciugato, la crisi mi ha portato via i clienti, ma è una fase transitoria, adesso la situazione si sbloccherà, lo dice anche Renzi, lo dice… cazzo non vogliamo dare credito al nostro premier? Guardi che in Europa tutti gli danno ascolto, quell’appartamento è l’ultima proprietà rimasta, se lei me lo porta via io dove vado a vivere? Sotto un ponte?
L’impiegato è giovane, indossa una Lacoste verde smeraldo, ha un bel sorriso pulito, due occhi scuri e comprensivi, e sta pensando seriamente che deve trovare una buona scusa per abbreviare la conversazione perché il suo interlocutore non solo sembra un barbone ma puzza anche come un senza fissa dimora e i clienti intorno lo hanno notato e lo guardano con espressioni disgustate e accigliate, perché ormai non sei più libero nemmeno nella tua banca, pensa la grassa signora mentre consegna all’impiegato davanti cinquemila euro in contanti, l’incasso di tre affitti rigorosamente in nero intascati depredando una mezza dozzina di studenti fuori sede.
La signora Ambra Bullini Ghisilieri già deve sopportare le condizioni nelle quali i fuori sede lasciano regolarmente gli appartamenti affittati a fine stagione, già deve sopportare il clamore continuo di via del Pratello nelle sere d’estate e d’inverno, già deve fare igienizzare a ogni nuova stagione gli ambienti devastati dagli studenti precedenti, adesso anche in banca deve sopportare olezzi e degrado, nella sua banca, ormai non c’è scampo per i bolognesi puri.
La donna guarda di sottecchi il giovane disgraziato intento a confabulare in maniera concitata con l’impiegato in Lacoste e solo dopo averlo osservato meglio lo riconosce.
– Giorgio Bentivoglio? – quasi esclama mentre ritira la ricevuta del versamento.
Giorgio si gira, strizza gli occhi arrossati e cerca di mettere a fuoco la donna.
– Signora Bullini – esclama.
La donna si avvicina rimanendo comunque a distanza perché non c’è niente di più seducente per una borghese ricca e appagata di constatare la rovina di un proprio pari.
– Da quanto tempo, come sta la mamma?
Giorgio piega le labbra carnose in un’espressione sofferta.
– La mamma è morta, sono tutti morti, sono rimasto solo.
Ambra si copre la bocca con una mano grassoccia e strabuzza gli occhi porcini.
– Perdonami Giorgio, non avevo idea, sono tornata a Bologna solo da una settimana, sai il consueto giro del mondo con i Lions del circolo di mio marito, tre mesi in giro, non ne potevo più, quindi è cosa recente?
– Un mese… ieri.
– E tu… come te la passi?
Giorgio si alza, si avvicina, dimenticandosi completamente dell’impiegato che si guarda bene dall’intervenire, afferra la mano di Ambra che istintivamente arretra arricciando il naso, mentre l’odore del giovane, miscuglio di sudore e panni non lavati, le entra nelle narici fino in fondo allo stomaco.
– Mi vogliono portare via la casa… la casa dove sono cresciuto – le sussurra con voce spezzata.
Ambra ragiona velocissima come un coccodrillo prima di sferrare un attacco, mandibola spalancata verso l’ignaro malcapitato.
– La casa di via Carbonesi? – chiede con un farsetto provocato dall’emozione.
Giorgio fa sì con la testa e ogni suo movimento spinge il tanfo di sudore verso la donna che stoicamente resiste e ostenta la sua espressione bonaria, uguale a quella arcigna e a quella intimidatoria proprio perché non è in grado mai di cambiarla non avendone avuta in vita sua la necessità.
– Perché non ne parliamo in un luogo più appartato, magari davanti a un buon cappuccino?
Giorgio ci pensa un istante, non mangia ormai da un giorno, troppe preoccupazioni e frigorifero vuoto soprattutto.
– Magari… – si lascia sfuggire mentre lo stomaco brontola speranzoso.
(continua)