Anche mia madre li aveva vestiti, i soldati, e li aveva nascosti. Anche l’Anima. Tocca a noi parlare con Dio per farlo venire più vicino? Vegliare sul sonno? Coprire di neve le anime per conservarle più a lungo? Mettere al mondo gli uomini? Non lo rifarò per vederti morire di nuovo. Non lo voglio un mondo deciso da altri che finge di essere anche mio. Un finto universo che va bene per tutti. Chi è venuto a chiedermi se va bene anche a me?
Ti ricordi? Ho portato le bombe nel cestino della bicicletta, nascoste tra le mele, per combattere una guerra che non ho voluto, e anche ora ogni giorno preparo esplosivi e me li porto appresso. Poi rinuncio ad essi perchè no, perchè non si fa. Che altro senso può avere la vita se non quella di salvare la vita…
Questo avrei voluto che dicesse L’Annina in piedi sul tavolo.
Ma sulla sua bocca stonavano le parole pacifiche. Come quel rossetto che nessuno voleva vederle addosso. Gli altri la volevano rude, come un uomo. Gli altri la volevano uomo.
Ma a forza di parole taciute cade la lingua per dispetto, un giorno o l’altro. E al suo posto spunta una trombetta di carta arrotolata come quella dei veglioni di capodanno. E lei, la selvatica, si lasciava tacere?
Parlò per chi la capiva. E poi ballò con la Wanda.