Spoglio di ogni retorica e con parsimonia di parole, Tanikawa Shuntarō ci regala i versi di minimal, uno scrigno di silenzi che rappresenta anche un traguardo continuamente rinviato per più di sessant’anni: comporre poesie estremamente brevi senza dover forzatamente rinunciare al proprio occhio sul presente. (Diego Martina)
“La raccolta di poesie minimal è stata composta in un periodo in cui, stanco delle poesie scritte in così tanti anni, più che dalla lingua ero ammaliato – man mano che il fisico e l’animo invecchiavano – dalla musica, ma anche dal silenzio.” (Tanikawa Shuntarō)
IL VOLUME è IMPREZIOSITO DALLA RILEGATURA GIAPPONESE, cucita a mano
Tanikawa Shuntarō (1931-) è considerato il più famoso e anche il più letto poeta giapponese vivente, non solo in patria, ma anche all’estero. Iniziatore e maggiore esponente della poesia moderna giapponese, nell’arco di un percorso letterario durato quasi settant’anni ha vinto numerosi premi e riconoscimenti sia in Giappone sia all’estero, tra cui i prestigiosi “Premio Yomiuri”, “Premio Hanatsubaki”, “Premio Hagiwara Sakutarō”, “Premio Asahi” e l’“American Book Award”. Le raccolte di poesia di Tanikawa sono state tradotte e pubblicate in numerose lingue, tra cui inglese, italiano, francese, tedesco, sloveno, danese, cinese, mongolo. È l’autore dei versi del tema finale del film di animazione Il castello errante di Howl di Miyazaki Hayao.
Diego Martina, nato nel 1986, studia lingua e letteratura giapponese presso la Facoltà di Studi Orientali di Sapienza – Università di Roma e, in seguito, presso l’Università delle Lingue Straniere di Tōkyō e l’Università di Tōkyō. Ha curato e tradotto l’opera di esordio di Tanikawa Shuntarō, Una solitudine di due miliardi di anni luce (Bulzoni, Roma 2012) e due volumi dedicati alla poesia haiku: Hirakawa Hō, Il viaggio degli haiku (ed. giapponese-italiano, Chōeisha, Tōkyō 2016) e Maruyama Daizen, Sulle note del vento (dei Merangoli Editrice, Roma 2018). Come poeta, è inoltre autore della raccolta di versi in giapponese Motokano no kisu no bakemono (Lo spettro dei baci della ex), Art Digest, Tōkyō 2018.
"Le poesie della raccolta minimal (Shichōsha, Tōkyō, 2002), apparse per la prima volta sui numeri di maggio, giugno e luglio 2002 della rivista mensile di poesia Gen‑ daishi techō, per certi versi segnano una sorta di “paci‐ ficazione” tra la poetica di Tanikawa Shuntarō (1931‐ ) e un aspetto fondamentale della poesia tradizionale giapponese: la brevità. Come noto, importante vettore dell’essenzialità della poesia giapponese tanka o haiku è proprio la brevità della forma, scandita da una me‐ trica di 5‐7‐5‐7‐7 sillabe per il tanka e 5‐7‐5 sillabe per lo haiku. Questa ferrea scansione metrica, unita all’ele‐ vata difficoltà tecnica e stilistica – retaggio di un lirismo di antica matrice – della poesia giapponese, fa sì che Ta‐ nikawa, fin dall’adolescenza, abbia deciso di ignorare le suddette forme tradizionali per dedicarsi a un tipo di poesia che, composta di versi liberi e orientata alla modernità, potesse dare maggiore priorità alla realtà del presente e alle proprie istanze. [...]" (Diego Martina)