Le montagne hanno rappresentato, sin dai tempi di Omero, un elemento fondamentale entro la percezione della natura sviluppata dalla cultura occidentale.
Osservate con estrema attenzione e raffigurate da Leonardo da Vinci, studiate nella loro misteriosa mineralità da Goethe, esse sono sempre state legate ad una dimensione simbolica e non di rado mitico-magica.
La nascita dell'alpinismo, con la corsa alla conquista delle vette, sembra aver dato spazio ad un approccio differente, legato all'affermazione dell'individuo e, oggi, evidentemente proiettato verso gli aspetti sportivi.
Ma, nella cultura mitteleuropea, fra il 1890 e il 1940, si sviluppa una forte reazione culturale ad ogni forma di razionalismo borghese e, nel caso dell'alpinismo, tale reazione attinge a piene mani dalle tradizioni esoteriche, secondo i canoni complessi e sfuggenti dell'irrazionalismo filosofico, del simbolismo ermetico, del magismo e del tardo romanticismo.
Questo libro, forse per la prima volta, cerca di approfondire, – in particolare attraverso tre celebri figure dell'alpinismo e della cultura dell'epoca, Julius Evola, Domenico Rudatis ed Ettore Zapparoli – l'acquisizione delle principali tematiche esoteriche entro la concezione della montagna e dell'alpinismo propria di una parte importante della cultura italiana del primo novecento.