DISPONIBILE
E' il romanzo vincitore del Garfagnana in Giallo 2017 sezione inediti.
Vento bimbo.
Vento… mangia vento
Libera le ali al vento.
Farai ciò che avrei voluto.
Così sarò contento.
Come un dono ricevuto
Un evento che lacera la trama del passato
e che arriva fino a oggi
Fili di un enigma che il maresciallo Spada
dovrà riannodare uno a uno per scoprire
che dietro la fuga di un bambino
è nascosto un segreto terribile.
Prima dell’1
Cecina, maggio 2007
Amelio Santi guardò la moglie negli occhi e le sorrise, lei sostenne il suo sguardo e le iridi verdi brillarono. Era seduta dall’altra parte del tavolo e un timido sorriso le illuminò il volto. Amelio lentamente fece scivolare il palmo sulla tovaglia e le prese la mano stringendola con dolcezza. Rimase a fissare i suoi lineamenti sottili e soffiò a uno dei boccoli biondi e ben curati che le era scivolato sulla fronte. Anche in quel momento magico, vide passarle negli occhi un impercettibile disagio. Cercò di non badarci e si avventurò sul vestito leggero a fiori, che le accarezzava la figura esile, mettendone in risalto le rotondità.
Amelio sorrise ancora appagato e si voltò a guardare le due sedie poste una accanto all’altra. A quell’ora, la piccola Marta aveva ceduto alla stanchezza e dormiva coricata in quel letto improvvisato. Aveva appena compiuto tre anni ed era bella come un bocciolo a primavera.
Il locale dove sedevano era sbiadito come una cartolina antica. Il pavimento in graniglia, le vetrate con le tendine in poliestere e i tavoli con il piano in formica, erano ancora quelli degli anni ottanta. L’insegna all’esterno, ricavata da una grande tavola lavorata dal mare, declamava: “Eminguei”.
Avevano cenato rispettando gli usi del locale: menù a sorpresa, ma solo pesce. Nei piatti, le lische delle orate, oltre a confermare la buona giornata di pesca della marineria cecinese, testimoniavano l’apprezzamento ricevuto. La bottiglia di Vermentino di Bolgheri, vuota come i bicchieri, aveva aiutato molto a far salire lo spirito.
Amelio Santi tornò a nutrirsi dell’energia magnetica dello sguardo di sua moglie e finalmente riuscì a parlarle.
— Buon anniversario — sussurrò.
— Anche a lei professor Santi… — scherzò la donna senza convinzione, poi aggiunse: — Dovrei dimenticarmi del lavoro, e sarebbe una serata meravigliosa.
— Simona perché non riesci a liberarti… almeno questa sera… — la esortò lui. — Lascia stare il resto e pensiamo a noi. — E si voltò ancora verso la piccola Marta.
— Hai ragione, ma è proprio per questo… per lei — esitò Simona. — I bambini sono tutti uguali. Sono tutti… nostro figlio… o sbaglio?
Amelio vide gli occhi della moglie incupirsi e improvvisamente riempirsi di lacrime; l’attimo di spensieratezza era già finito.
— Non puoi… — brontolò il professore, poi si zittì, — faremo quello che c’è da fare — disse alla fine.
— Ho tante di quelle prove in mano che sarà impossibile, anche per un maledetto tribunale fasullo, renderle inattendibili. — Si sfogò Simona accarezzando delicatamente il viso di Marta.
— Non sarà facile, ma dobbiamo farlo e… lo faremo — la tranquillizzò lui.
Uscirono dal locale sotto un cielo di maggio che sembrava lo sfondo di un caleidoscopio; le lucine brillanti si moltiplicavano in una profondità magica e seducente. Lungo la via, la fila diligente dei lampioni spennellava d’arancio la dolce aria della sera.
Amelio teneva Marta tra le braccia, ancora semiaddormentata. Le biciclette erano appoggiate al primo lampione della fila. Simona ne prese una e si mise in sella. Lui si avvicinò e con delicatezza sistemò la bambina nel seggiolino, tirò le cinghie e le fissò. Le fece una carezza, vide i suoi occhi chiudersi e la testa reclinare fino ad appoggiarsi allo schienale; era tornata al suo sogno. A quel punto si scostò, prese l’altra bicicletta e salì a sua volta in sella. A quell’ora, con il traffico azzerato, era ancora più piacevole pedalare sui dolci falsipiani della città.
Amelio attese che Simona e Marta partissero e subito le seguì, in prossimità di ogni lampione si divertiva a vedere le ombre scorrere da una ruota all’altra, come se quel corridore invisibile si divertisse a sorpassarli per prendersi gioco di loro. Guardava le mani di Marta sporgere dal seggiolino, lucide e rigogliose come acini di uva fresca. Si sentiva bene, anche se quel mondo non era così bello come poteva sembrare guardandolo riflesso negli occhi di un bambino.
Amelio fu catapultato fuori dai suoi pensieri dal rombo di un motore potente. Stavano per affrontare il sottopassaggio della ferrovia, quando un grosso SUV li superò a velocità sostenuta e dileguandosi oltre la fila dei pini del Viale della Repubblica. A conferma di quanto pensava, sul pianeta, di rappresentanti dell’umana demenza ce n’erano proprio tanti. Alzò la testa e si accorse che Simona si era leggermente avvantaggiata, aumentò l’andatura e cercò di avvicinarsi. Dopo qualche pedalata era quasi riuscito a raggiungerla. Dal fondo del viale avvertì ancora il rombo dell’auto transitata poco prima. Un attimo dopo vide i fari del grosso automezzo che ingigantivano nell’avvicinarsi. Non ebbe il tempo per rendersi conto da quale parte della carreggiata fossero. La realtà scomparve in un rumore lacerante. Ebbe solo il tempo di vedere sua moglie e sua figlia scomparire in un bagliore di luce accecante. Un attimo dopo si sentì sbalzare di sella e iniziò a volare. Poi… più nulla.