Tra lampeggianti e sirene delle ambulanze in una notte in pieno lockdown da Covid-19, un appassionato di storia di Montalbano Jonico si spinge, ripetendo i versi della Spigolatrice di Sapri, fino a palazzo De Leo. Lì incontra l’ombra del cav. Prospero Rondinelli e insieme, sulla base di una fitta documentazione l’uno e sul filo dei ricordi l’altro, ripercorrono la vita di Vincenzo De Leo – l’anima della rivoluzione del 1848 a Montalbano – incolpato di un presunto tradimento o comunque di un suo sia pur involontario coinvolgimento nel fallimento della spedizione di Pisacane. Con uno stile ritmato e coinvolgente, Non ho tradito >di Vincenzo Maida racconta nel dettaglio una vicenda che ancora oggi si presta a numerosi interrogativi.
Primo capitolo«A volte» conclusi «le circostanze, le coincidenze, le casualità cospirano e inchiodano a delle false accuse anche uomini coerenti e incorruttibili come Vincenzo De Leo. Per lui quella diffamazione fu una ferita che tentò in tutti i modi di rimarginare. Era una macchia che sporcava tutte le sofferenze, i sacrifici fatti per un’idea, le ripercussioni negative che il suo impegno politico avevano avuto sulla sua famiglia, dalla morte del padre al dolore della madre e al coinvolgimento dei suoi fratelli». «Se sono tornato, sia pure solo in apparenti sembianze umane, e sono qui al tuo cospetto è anche per questo: Vincenzo De Leo non meritava quell’accusa e le vicende successive della sua vita lo dimostrarono in modo inconfutabile.»