Nel luogo sospeso dell’elaborazione di un distacco, il nostro cervello cerca riparo e dimentica le immagini più dolorose, a volte spezzando il legame che lo allaccia al corpo, in attesa del passo più coraggioso, l’accettazione di quello che è stato e infine il perdono di sé, che ricompone senso e ragione, il corpo al pensiero.
Il viaggio di Caterina alla ricerca di un frammento di memoria dura da mesi, da quando ha smarrito l’attimo in cui sua figlia Livia è morta. È un percorso di sofferenza sorda a tutto il resto, che giunge al termine nella notte più lunga dell’anno, quando il mondo fuori corre veloce e il suo mondo dentro si ferma, per lei e per Livia.
Il nostro cervello: una massa gelatinosa di un chilo e mezzo consapevole di sé, che può contemplare il senso dell’infinito, ama, compatisce. Il nostro corpo: solo ricettore di impulsi nervosi o primo percettore del mondo e quindi vero decisore? Il corpo è cosciente?
Nulla due volte esplora la misteriosa relazione mente-corpo alludendo all’arto fantasma, sindrome per certi versi ancora oscura in cui sembrano più che mai interconnesse la dimensione psichica e quella fisiologica della non accettazione di una perdita.