"La narrazione di Malinverni è caratterizzata da un ritmo incalzante, senza soste, da un montaggio delle scene frenetico, quasi da pellicola cinematografica... Anche il linguaggio che utilizza è assolutamente originale: mai banale, colto ma con molte contaminazioni dialettali che vivacizzano ancora di più…" Marco Balbi Cent’anni fa si concludeva una della guerre più cruente, guerra di trincea combattuta metro per metro, su creste e nevai, esposti giorno e notte alla natura estrema e al fuoco nemico. Angelo Malinverni, un medico, un pittore, ma soprattutto un’anima generosa e sensibile, si arruolò volontario a 38 anni con gli alpini. In questo libro racconta, con un personalissimo linguaggio, divertente e scanzonato, alcuni episodi di questa guerra filtrati da uno spirito poetico che sa cogliere il fascino di una notte di luna, o ammira un boschetto di faggi mentre fa da bersaglio ai cecchini austriaci. Il tutto pervaso da un’umanità profonda che comprende i caratteri, le debolezze e i sentimenti nei momenti di più intensa autenticità e che lo rende incapace di esprimere odio, tanto che quando gli avviene di inquadrare con il suo fucile un soldato austriaco ignaro, non riesce a sparare perché «non è quella la sua missione»: lui è lì per aiutare, per ammirare e non per distruggere la vita e la bellezza. Angelo Malinverni nasce il 14 febbraio 1877 a Torino. Si arruola come volontario nel momento in cui l’Italia entra in guerra nel 1915; rifiuta, in qualità di medico, di essere assegnato a un ospedale da campo e svolge la sua professione in trincea con gli alpini del Battaglione Ivrea del IV Reggimento. Ferito allo Sleme, durante la degenza realizza numerosi disegni e schizzi con i soldati, le trincee, i reticolati. Grazie alla sua abilità grafica gli viene assegnato il compito di rilevare le posizioni nemiche. Combattente a Tolmino, al Monte Rosso, al Vodil, ottiene la Medaglia d’Argento al valore militare per un’azione sul Mrzli. Rientrato nella vita civile, si dedica completamente alla pittura lasciando la professione medica anche a causa dell’infermità contratta in guerra. Alla sua attività di pittore affianca quella di scrittore. Muore a Torino nel suo studio il 1º giugno 1947