Bisognerebbe essere un poeta per meglio comprendere Parmigianino. La poesia lo affascinava e poeti erano gli amici tra i più cari.
Certo occorrerebbe essere un pittore. Pittore, s’intende, di grande mestiere e sensibilità, in grado di capirne le raffinatezze di stesure e passaggi cromatici, di seguirne lo svolgimento di pensiero pittorico sin dalla composizione della tavolozza. Ma anche, e soprattutto, a partire dalla straordinaria qualità del disegno e dalla reale dimensione di un prodigioso gesto grafico esteso a ogni sperimentazione.
Forse bisognerebbe essere uno scienziato, un medico o un farmacista. Oppure un musicista, magari un maestro di liuto capace di ritrovare inattese corrispondenze visive di accordi e partiture. E poi un filosofo, un letterato, uno studioso di testi religiosi…
Perché di tutto questo parla l’arte di Parmigianino. Cercare di raccontarlo, pur nella abbreviata selezione di opere e di ipotesi di lettura, significa restituire almeno il senso di tale complessità, pittorica e intellettuale. E significa riproporre alcune delle voci e dei linguaggi che lo hanno consegnato alle strade maestre della storia dell’arte, accompagnandone la percezione nel variare dei momenti storici e delle modalità di visione. Per questo è anche una storia di emozioni, scandita dai tanti capolavori di Parmigianino entrati e trattenuti nell’immaginario collettivo. Per questo accanto agli storici ci sono i poeti.