Il Tractatus de anima mundi di Guglielmo di Conches, la più ampia delle sei parti in cui sono suddivise le Glosae super Platonem, cioè del suo commento alla calcidiana traduzione commentata del Timeo, consente di apprezzare pienamente il ruolo culturale dello Chartriano, caratterizzato da un lato dalla sua disponibilità a riconoscere l’essenza veritativa del mito e la validità dell’idea secondo cui il pensiero cristiano è il “culmine” naturale e maturo della tradizione filosofica, dall’altro lato dall’esigenza di riconoscersi in una teoresi rigorosa sul piano metodologico e concettualmente coerente, istanza che lo conduce a individuare negli studi fisico-biologici e nelle arti il “nucleo” della sua riflessione, dal quale ricava l’idea di scienza come conoscenza razionale dell’universale, oggetto primo del sapere, che tuttavia ha nell’esperienza la prima condizione. Le Glosae super Platonem e al loro interno il Tractatus de anima mundi rappresentano una “tappa intermedia” del “percorso” intellettuale di Guglielmo (che solo più tardi ne mostra gli esiti nel Dragmaticon philosophiae e nella seconda e definitiva redazione delle glosse su Prisciano) ma rimandano ad alcuni “punti fermi” di tutta la sua produzione: il Timeo di Platone come referente privilegiato della filosofia antica e un “orizzonte” concettuale che fa capo alla “svolta dogmatica” del platonismo, cioè alla concezione dell’essere come struttura armonica corrispondente alla natura logica e all’impianto onto-teologico del pensare filosoficamente.