Antonio Perrella si esprimeva ugualmente bene in italiano, la sua lingua materna, in napoletano, essendo Napoli la sua città natale, quanto in spagnolo e in catalano avendo passato quindici anni della sua vita in Catalogna e in altre regioni della Spagna.
Tra i suoi scritti vi sono il romanzo autobiografico La pelle del toro (Solfanelli, Chieti 2019), varie poesie cosí come lettere a compagni e personaggi politici, articoli per giornali e anche pensieri e notizie confidati alla carta. Amava scrivere e avrebbe senz’altro scritto di più se gli anni della guerra civile in Spagna, di quelli del dopoguerra anche in Italia e la sua morte prematura glielo avessero permesso.
Le poesie di Antonio Perrella riflettono la sua visione del mondo tra luce e ombre. Con poche pennellate Antonio Perrella ci presenta per esempio le sue osservazioni fatte nei viaggi su navi della marina mercantile o militare. Come lui stesso scrive in una delle sue notizie: «Ormai il mare, le navi e gli uomini che su essi vi navigano e vi vivono fanno parte della nostra famiglia di marinai. Una famiglia intrepida, valorosa e mai vigliacca.»
Altre poesie rispecchiano la sua esperienza esistenziale coniata dalla storia tragica europea e mondiale della prima metà del secolo scorso.