L’Immaginazione, quando ti immergi nella lettura di un racconto di fantasmi, è una Signora che ti ingabbia, e ti fotte.
I racconti di questa antologia colpiscono per l’originalità, per la varietà dei temi e delle tipologie.
Sono un vero e proprio omaggio al genere. (…)
In questa raccolta dedicata ai fantasmi gli autori si sono sbizzarriti ed hanno utilizzato i tòpoi del racconto di genere contaminandoli con la propria esperienza e il proprio gusto, con il proprio stile e le proprie inclinazioni. Ci sono citazioni e omaggi, che è divertente andare a cercare. Ci sono emozioni e invenzioni, a cui è bello lasciarsi andare.... la Signora, vi invita a ballare!
Eliselle
DISINFESTAZIONE di Sara Bosi
a Gea
Giorno X, ore 6:00
Il mio nome è Iside, “Isy” nella storpiatura dei miei umani, sono una gatta di purissima razza abissina e oggi darò inizio alla disinfestazione.
Ho percepito la presenza del nuovo intruso già qualche giorno fa; questi spiriti di grado inferiore, “fantasmi” li definireste voi, si riconoscono infatti da un caratteristico odore di erba bagnata. Non sono visibili da subito, per materializzarsi impiegano diversi giorni, perché il passaggio dal loro mondo incorporeo a questo li stressa non poco. Ma è solo questione di aspettare un po’, ormai ho una certa esperienza.
Stamattina, quando la luce del sole ha illuminato la finestra del bagno finalmente l’ho visto: il maledetto era acquattato dietro al rotolo di carta posato sulla vaschetta dello sciacquone.
Purtroppo mi è sfuggito; nonostante il mio balzo elegante è riuscito a sparire prima che i miei artigli lo raggiungessero. Oltre alla rabbia per il fallimento mi sono dovuta sorbire anche le lamentele della mia umana femmina, Federica, che si è alzata proprio in quel momento.
– Isy! Hai buttato di nuovo il rotolo nel water! Ma porca miseria guarda che disastro!
È andata avanti a borbottare per cinque minuti buoni mentre con lo scopettino recuperava il rotolo gocciolante per poi buttarlo nel cestino della spazzatura.
Tsk... rimproverarmi per aver cercato di proteggerla, con voialtri bisogna proprio aver pazienza.
Sono rimasta a fissarla mentre rimetteva in ordine, muovendo la coda a destra e sinistra, lei lo chiama “scodinzolare” e lo associa al gesto di sottomissione che fanno i cani ai loro padroni. Le piace, le dà l’illusione di avermi rimesso in riga, infatti puntuale dopo un minuto è arrivata la carezza.
– Cattiva micia, non lo devi più fare – io ho allungato il muso sotto al palmo della sua mano come se ne volessi un’altra e il gioco era fatto, Federica si è sciolta come un golem di fango sotto la pioggia.
– Vieni piccolina, ti do da mangiare.
Giorno X, ore 8:00
Verso le otto di mattina Federica e Luca se ne vanno al lavoro. Posso farmi un sonnellino perché so che lo schifoso parassita non tornerà a comparire fino a sera.
È ancora troppo debole e confuso dal passaggio a questo mondo e poi, non chiedetemi perché, quegli esseri sembrano preferire di gran lunga la presenza degli umani. È difficile che escano allo scoperto quando loro non sono in casa. Posso ipotizzare che per la mente semplice di un fantasma sia una sorta di sfida, si sentiranno molto coraggiosi a materializzarsi davanti agli occhi di creature come voi, incapaci di vederli… Stupidi mostriciattoli.
Negli anni ho studiato a fondo il loro comportamento. Come ogni gatto istruito so che provengono da un mondo “altro”, parallelo al nostro, ma regolato da leggi del tutto differenti. So che ne esistono di diversi livelli, dalle creature innocue e quasi prive di intelletto, agli spiriti che possiamo definire “superiori” forti e dai grandi poteri, pericolosi sia per noi che per voi, che però fortunatamente non sembrano nutrire un grande interesse nei confronti del nostro mondo.
Non ho ancora ben capito se la comparsa dei primi nelle nostre case sia riconducibile a passaggi accidentali dovuti allo scontro delle due diverse realtà, oppure se quelle stupide creature aspettino il momento opportuno proprio per lanciarsi da questa parte, così, per divertimento, o per dimostrare qualcosa al loro branco.
A ogni modo questi fantasmi, o poltergeist, non hanno una stagione predefinita, come per esempio i pixies che sono creature primaverili; i contatti fra i nostri mondi e di conseguenza le loro migrazioni avvengono in modo casuale e si ripetono con una frequenza di circa un paio di volte l’anno.
Tutto a un tratto arrivano in casa e con l’andare dei giorni acquistano una forma visibile. Dato che voi non potete vederli dovrò provare a descriverli. I vostri occhi li potrebbero percepire come macchie bianche dai contorni frastagliati grandi più o meno come la vostra testa. Al centro hanno un foro, come un occhio, nero, che possono muovere in ogni parte del loro corpo.
Non emettono suoni, solo odori: quello di erba bagnata prima di materializzarsi, uno più lieve di broccoli lessi quando sono visibili ma cercano di nascondersi, uno intenso e dolciastro di chewingum alla fragola quando sono spaventati e infine uno terribile, di bruciato, quando muoiono.
Mangiano tutto quello che capita loro a tiro: foglie, batuffoli di polvere, briciole, piccoli oggetti come anelli o chiavi. Una volta uno ha provato a toccare le mie crocchette, ma è morto prima di sentire che sapore avevano.
Si comportano come bambini insopportabili: giocano a nascondersi, ingoiano e fanno sparire oggetti, rovesciano e rompono cose e ogni volta gli umani danno la colpa a me.
Immagino che non sia necessario spiegare neppure a voi per quale motivo do loro la caccia.
Giorno X ore 15:45
Voglio provare a fare un esperimento.
La casa è deserta e i ragazzi non torneranno prima di diverse ore.
Nessuna traccia dell’intruso.
Mi accomodo sul divano e accendo il televisore premendo la zampa sui tasti del telecomando: subito le voci alterate di quelle persone assurde che se ne stanno sempre dietro lo schermo a litigare invadono la sala.
Aspetto con i sensi all’erta.
Con sgomento vedo comparire l’intruso proprio davanti al monitor, mi dà le spalle con indifferenza e si agita in una specie di osceno balletto strusciandosi contro al vetro. Davvero crede che quelli nella televisione siano veri umani?
Credevo che solo i coboldi non fossero in grado di distinguere la realtà dalla finzione.
È venuto il momento di farla finita, questa creatura è davvero troppo stupida per meritare di vivere. In silenzio mi preparo all’attacco caricando il balzo, mi lancio ad artigli tesi e lo raggiungo. Ma accade l’imprevedibile: a contatto con il televisore il fantasma si è caricato di energia elettrostatica e, nel momento in cui lo tocco, vengo investita da una scossa dolorosa che mi fa rizzare il pelo: sconvolta mi affretto a leccarmi la schiena per rimetterlo in ordine e il maledetto ne approfitta per scomparire da sotto le mie zampe.
Poco male, ho appreso una nuova informazione riguardo al nemico. L’operazione non può considerarsi del tutto fallimentare.
Giorno X ore 19:30
È sera e per me ricomincia la battaglia.
Il fantasma fa la sua comparsa puntuale all’ora di cena, in cucina, mentre i ragazzi stanno preparando da mangiare.
Lo vedo appollaiato al lampadario e subito salto sul tavolo avvertendo i miei protetti dell’intrusione, con un richiamo che possa far loro comprendere il pericolo.
– Isy giù da lì! Si può sapere che ti prende?
– Sarà qualche insetto, lo sai che quando fa quei versi da posseduta è perché ha visto volare qualcosa.
Luca alza lo sguardo, il fantasma si fa beffe di lui cambiando forma e muovendo in tondo il suo disgustoso occhio nero, ma è tutto inutile, il mio umano non lo vede. E naturalmente non si fida del mio avvertimento.
Siete convinti di essere la razza più intelligente presente su questo pianeta, ma la verità è che siete dannatamente limitati.
– Ma non c’è niente!, Isy piantala dài, te l’ho detto un milione di volte che non puoi stare sul tavolo!
Dribblo i bicchieri e le bottiglie per avvicinarmi al mostro, continuando a lanciare il mio allarme; un veloce calcolo mi conferma la possibilità di poterlo raggiungere con un salto senza rincorsa e, agganciandolo con un artiglio, di poterlo trascinare a terra con me.
– Isy adesso basta! Le zampe nei piatti no! Ci dobbiamo mangiare lì dentro!
Sto per spiccare il mio balzo quando due mani mi si avvolgono attorno al corpo, bloccandomi.
La creatura scompare con uno sbuffo odoroso nel momento in cui Luca mi prende in braccio e, dopo avermi dato un buffetto sul muso che dovrebbe essere una punizione, mi rimette a terra. Un altro tentativo andato a vuoto.
Essere ostacolati proprio da quelli che vuoi salvare è davvero frustrante.
Giorno X ore 21:00
Dopo mangiato i miei coinquilini si sdraiano sul divano a fissare per qualche ora il televisore. Le luci in sala sono basse così, se possibile, la loro capacità di percezione diminuisce ancora di più. Al contrario la mia vista si fa più acuta: quel dannato non ha scampo.
Mi apposto sulla libreria per avere la miglior visuale della stanza e inizio a scrutare gli angoli bui. Il mio naso è all’erta per cogliere l’odore di erba che precede l’arrivo della creatura. I ragazzi sonnecchiano, del tutto inconsapevoli dello scontro che sta per consumarsi proprio davanti ai loro occhi ciechi.
L’odore di prato mi colpisce le narici all’improvviso, subito seguito da quello di broccoli lessi: la mia preda è tornata. Mi alzo guardandomi intorno, i muscoli pronti allo scatto, e quando scorgo la forma lattiginosa sul cuscino del divano, proprio dietro la testa di Luca, mi muovo più veloce del pensiero. Con un balzo scendo dalla libreria, salto sullo schermo acceso e mi fiondo verso gli umani che si risvegliano, finalmente messi in allerta. Quando i miei artigli raggiungono il cuscino, il fantasma scarta verso destra spostandosi verso il camino, ma non gli do tregua e con due balzi lo raggiungo mentre i ragazzi inveiscono contro di me.
– Isy ma cos’hai?
– Fede, la tua gatta è invasata, lasciatelo dire.
– Guarda che è anche la tua gatta…
– Sì, ma quando ha questi attacchi schizzoidi assomiglia di più a te.
– Stai scherzando vero?
Ignoro il loro borbottio, dal camino la creatura si sposta verso lo schermo, salto sulla mensola per prenderlo dall’alto ma quando le mie zampe toccano terra mi sfugge di nuovo per un soffio. Ma non mi arrendo, l’inseguimento prosegue sulla scala che percorro come un fulmine, orecchie schiacciate e coda tesa, il mostriciattolo inizia ad avere paura.
Seguo l’odore di chewingum alla fragola prima in bagno, dove il tappetino mi intralcia facendomi perdere istanti preziosi, poi di nuovo giù per le scale.
– Deve aver visto qualcosa che l’ha spaventata, dài Luca, accendi un attimo la luce.
Il bagliore improvviso mi acceca e devo rallentare la mia corsa, mi guardo attorno ma non c’è traccia del mostro. Federica mi si avvicina e mi prende in braccio sussurrandomi paroline che dovrebbero rassicurarmi, cerco di divincolarmi ma lei inizia a grattarmi sotto il mento; prima di chiudere gli occhi e cedere all’irresistibile istinto di fare le fusa, scorgo il nemico acquattato in un angolo sul soffitto. Tento un’ultima debole resistenza ma i grattini si spostano dietro alle orecchie e a quel punto sono fuori gioco.
Giorno X. Ore 24:00
Tutto tace.
Federica e Luca sono andati a dormire e io, dopo il faticoso quanto infruttuoso inseguimento, mi sono rifocillata con una scatoletta di tonno e un’intera ciotola di crocchette gusto manzo.
Sono arrabbiata, nella mia lunga carriera di caccia ai fantasmi non mi era mai successo di fallire tanti agguati. È venuto il momento di chiudere la questione, ne va del mio orgoglio felino. Accucciata in fondo al letto, comodamente appoggiata ai piedi di Luca, cerco di rilassarmi occupandomi della mia toletta quotidiana. La pulizia non deve mai essere trascurata.
Gli umani spengono la luce e in pochi istanti i loro respiri si fanno lenti e regolari. Dormite tranquilli, c’è Iside a vegliare su di voi.
Il poltergeist si materializza anche quando loro dormono. Non ha la minima concezione di cosa sia la perdita di coscienza e per lui, che siano in piedi a parlare o sprofondati nel sonno, non fa nessuna differenza. Come nell’esperimento di oggi: se in qualche modo sono presenti, lui arriva. E io lo attendo al varco.
La camera da letto è un ambiente congeniale nella caccia a queste creature, perché nel mio specifico caso sono presenti ben due specchi. Dovete sapere che questo tipo di fantasma ha un interessante punto debole: come tutti sanno gli specchi sono le naturali porte fra i mondi, aperte solo in date circostanze ma sempre cariche di energia “traslante”. Questi mostriciattoli, essendo di grado infimo e alieni alla nostra dimensione, ne vengono attirati, perché l’universo tende sempre a ripristinare il suo naturale equilibrio. In parole povere, se svolazzando uno di loro passa davanti a una qualsiasi superficie riflettente, zac! Ci si appiccica contro come una ventosa. È raro avere la fortuna che il varco si apra proprio in quel momento, ma è un ottimo modo per immobilizzarli.
Non devo neppure dannarmi più di tanto. Continuando a pulirmi i cuscinetti delle zampe aspetto tranquilla che la mia preda si metta in trappola da sola.
Sento la sua scia odorosa provenire dalle mie spalle, nei pressi della porta e avvicinarsi a noi. Fingo di non accorgermi della sua presenza per renderlo incauto, e come da copione, lui mi passa con uno scatto sopra la testa nel tentativo di sorprendermi.
Peccato che in quel breve volo la sua immagine finisca diretta nella traiettoria dello specchio alto e stretto davanti al quale Federica passa ore intere.
Sollevo lo sguardo dalla mia zampa per godermi lo spettacolo di quella figura bianca e informe che, come presa all’amo, viene risucchiata attraverso mezza stanza per finire spalmata sul vetro.
La guardo contorcersi mentre nell’aria si diffonde l’odore dolciastro della sua paura. Ha impattato nella parte alta dello specchio, quindi mi toccherà faticare per tirarlo giù da lì; con un sospiro abbandono il calduccio del mio giaciglio.
Il potere dello specchio impedisce al fantasma di allontanarsi e di smaterializzarsi, ma dovrò riuscire a farlo scivolare verso terra, dove sarà alla portata dei miei artigli.
Inizio a battere con la zampa sul bordo inferiore della lastra che non è fissato al muro e con un sonoro deng questa rimbalza facendo scendere il mostriciattolo di qualche centimetro.
Un altro paio di colpi di zampa deng deng avvicinano in modo irrimediabile la creatura al suo destino.
– Isy! – il sibilo che proviene dal letto è carico di odio. Devo sbrigarmi prima che gli umani rovinino tutto di nuovo.
Deng-deng-deng-deng colpisco più volte lo specchio gettandomi occhiate apprensive dietro le spalle, dove la rabbia dei miei coinquilini sta montando come una tempesta.
Quando Luca accende l’abat-jour e getta all’aria le coperte il fantasma è ormai a pochi centimetri da me.
Deng-deng-deng-deng.
Federica si copre la testa con il cuscino – Isy, ma perché? – la sua voce è rotta dalla disperazione, d’altronde non esiste guerra senza vittime innocenti.
Finalmente il viscido essere è davanti ai miei occhi, si contorce e il puzzo di chewingum è ormai insopportabile; scacciando il disgusto faccio quello che dev’essere fatto, con un colpo preciso affondo gli artigli nel suo unico occhio nero.
Impegnata nel concludere la disinfestazione, non vedo arrivare la ciabatta lanciata da Luca che mi prende in pieno facendomi sobbalzare. Mi giro di scatto verso di lui, soffiandogli contro il mio disappunto per la sua ingratitudine.
Ma non importa, il fantasma è scomparso e di lui non rimane che un vago odore di bruciato.
Missione compiuta.