Una strage di gatti e un cinese assassinato dentro a un magazzino abbandonato a ridosso della ferrovia. E poi una strage di cani e un altro cinese ucciso su una strada di campagna, non lontano dalla zona industriale. Due macabri omicidi, rivendicati da una serie di volantini di stampo razzista, che sconvolgono, all'improvviso, la vita della ventosa, oscura e contraddittoria città di Borèa. È la sfida, senza indizi, che deve affrontare il commissario Andrea Varocchi, uomo dal carattere oscuro e contraddittorio come la città in cui vive e poliziotto con l'indole del cacciatore solitario. Ma questa volta l'impresa va oltre le sue forze: la sua vita privata è entrata in un tunnel senza fine e l'indagine, che incrocia i fasti perduti dell'industria cittadina e l'economia illegale che l'hanno sostituita, il dramma della tratta degli immigrati e il mondo della droga, lo proietta in un labirinto senza via d'uscita. Solo la bellezza di Luisa Lo Presti, il medico legale nei cui tratti Varocchi rivede la Valentina disegnata da Crepax, gli lascia intravedere uno spiraglio di luce e lo convince a fidarsi fino in fondo dei suoi colleghi. È così che, finalmente, arriva la svolta che rimette in moto l'indagine. E via via che il gioco di squadra, uniti al suo fiuto e alla sua astuzia da investigatore di razza, cominciano a ricomporre il complesso mosaico della realtà, il commissario Varocchi comincia a fare chiarezza anche dentro sé stesso. La soluzione dei misteriosi omicidi svelerà una verità più incredibile e inquietante di quella ipotizzata. E nella vita di Varocchi, finalmente, arriva a scatenarsi l'uragano che lo insegue da troppo tempo.
Primo capitolo1
Dalla sbarra di metallo che corre da una parete all’altra del capannone, a tre metri d’altezza, pendono, allineati come calzini stesi ad asciugare, i corpi decapitati di una trentina di gatti.
Sono appesi per le zampe posteriori, come le bestie stipate dentro una cella frigorifera del macello pubblico.
Le teste sono ammucchiate sul pavimento di cemento, al centro esatto della macabra fila penzolante nel vuoto.
Gettata in mezzo al cumulo di occhi, nasi, baffi e orecchie felini, s’intravede la sagoma incerta di una figura umana.
E c’è sangue. C’è sangue dappertutto.
Le mie gambe s’inceppano all’improvviso, facendomi sbandare sotto l’effetto di una vertigine.
Poi arriva il cazzotto della nausea. Alla bocca dello stomaco, nella gola, dentro le narici.
Devo chiudere gli occhi e dare le spalle a quella scena raccapricciante.