Tra i giudici, nel bene e nel male, c’è di tutto: non mancano quindi i disturbati sentimentali. Tra questi c’è chi predica l’utilità del matrimonio multiplo o chi si fidanza con una prostituta. O chi nasconde all’interno di una sentenza un pensiero d’amore per un’avvenente avvocatessa. Non può che essere un vulnerato sentimentale quel giudice che, al ristorante, si è spogliato rimanendo con una T-shirt su cui aveva scritto in versi una dichiarazione d’amore alla donna che era lì con lui: “Dovresti avere capito/ che tra noi ormai/ è tutto infinito”. Un libro di racconti (ispirati da vicende reali) che dimostra come i magistrati non sono solo quei sussiegosi personaggi che appaiono sui media. Come tutti, anche loro hanno scheletri (sentimentali) nell’armadio. Tranne - dice lui - l’autore (un giudice). Che non ha scheletri nell’armadio solo perché non ha l’armadio.