Ridere, irridere e far ridere sono un’arte unica che Firenze ha insegnato dai tempi del Decameron e de Il Trecentonovelle fino a quelli di Amici miei e de Il ciclone. Il Gonnella e l’Arlotto, il Burchiello e il Berni, il Lasca, il Del Buono e il Lachera, Poli e Marasco, i Giancattivi, Monni e Benigni sono solo alcuni dei maestri della comicità fiorentina, sottile o scurrile, sempre geniale, espressa nei secoli attraverso le burle dei buffoni e i canti di carnasciale, la poesia, la caricatura, la stampa satirica e il teatro in vernacolo, il cinema e la tivù.