L’idea ancora moderna di Sanesi scaturisce dal pensiero contrappunto di offrire al linguaggio poetico il senso del viaggio. E non solo delle cose viste, ma anche di quelle che attraverso la poesia rimangono dentro per sempre, come nella splendida penisola di Gower, a sud del Galles. “Quest’uomo, che ho amato, è al di là del pendio. Amava il silenzio. Con l’ostinata volontà del Capricorno, ha praticato in poesia la ricerca dell’esistenza senza allontanarsi dalla ricerca dell’essenza e ha continuato a presidiare quel silenzio”. Con queste parole la moglie Anita ci consegna questi preziosi inediti di un poeta che, come scrive nella prefazione Elio Grasso, ci parla di “bagliori esistenziali” che conducono il lettore in una dimensione letteraria anglosassone (studia e traduce Eliot, Auden, Thomas, Blake, Yeats) ma allo stesso tempo cosmopolita “che riesce a dar forma alla pluralità delle tensioni contemporanee”. Infatti Ritorno a Gower, che dà il titolo a questo libro, è una poesia datata 1980 che racconta l’idea ancora moderna di Sanesi, che scaturisce dal pensiero contrappunto di offrire al linguaggio poetico il senso del viaggio. E non solo delle cose viste, ma anche di quelle che attraverso la poesia rimangono dentro per sempre, come nella splendida penisola di Gower, a sud del Galles. Qui era nato Vernon Watkins, poeta profondamente legato a Dylan Thomas, e successivamente a Eliot e Larkin. Sanesi si perde in quei vagabondaggi poetici che arricchiscono il potere evocativo della poesia. Da questi testi ricchi di atmosfere terrestri e marine, fanno eco stridii di uccelli di un giardino incantato, le numerose suggestioni mitologiche di un volo sempre meditato dove si confondono, come in una lieve dissolvenza, un merlo clandestino o un roveto deforme, dove balbettano i tordi, fino a scoprire l’agalma, l’anima della pietra, dentro la nudità segreta delle statue.