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Daimon Edizioni

Valter Marcone
SIMIMESIS

SIMIMESIS
Prezzo Fiera 9,00
Prezzo fiera 9,00

Testi seri, intimi e allegorici: una silloge sulla città dell'Aquila, con la prefazione di Maria Rita Ferri, psicologa e psicoterapeuta. “SIMIMESIS” è la voglia senza affanni di una città e del suo tempo infranto (ma anche affranto) che diventa sogno alla maniera di Calderon de la Barca o di William Shakespeare. La città e la sua vita, la vita nella città come favola drammatica dove umano e divino, realtà e sogno, assoluto e relativo si compongono e si confondono. Una città prima e dopo il terremoto (parliamo tanto del “dopo”, troppo poco del “prima”). Una città del terremoto metafora di singoli presenti. 

Primo capitolo

Era la notte prima


Era la notte prima che arrivasse il terremoto e stavamo attorno al tavolo spauriti afflitti, congelati e confusi e i nostri occhi erano un calendario vuoto.
Avevamo attorno valigie, buste di plastica, bottiglie d’acqua, automobili pronte a partire, immagini sacre alle pareti del tipo Gesù proteggi questa casa.
È arrivato il terremoto: sono cadute cornici, statuette e tutto quello che era made in China. Appesi alla cucina non sono rimasti più mestoli e cucchiaioni; dagli sportelli degli armadi aperti sono caduti cuscini, coperte e lenzuola.
Cattive notizie da parete a parete si sono sussurrate all’istante
e in onda alla radio abbiamo ascoltato: il terremoto ci aveva rubato un’altra nottata.
Arrivano i soccorritori, qualcuno sembrava armato di bombe a mano con l’alito pesante da buttare giù le ultime case e ci informa a noi e a tutti i sacchetti vuoti della spesa di nostra proprietà, piegati in ordine nei cassetti della cucina, che è pronta una tenda, due tende, cento tende, mille tende. Una tenda che è cucina ma anche soggiorno, stanza da letto e armadio della biancheria. Una tenda però senza cesso e quindi bisognava portarsi l’orinale sempre appresso.
E allora siamo per strada e ci saremo trecentosessantacinque giorni l’anno, diventerà il nostro prossimo recapito perché i domicili hanno sofferto un attacco di cuore e il cuore della città è infartuato.
Dunque questo è il terremoto dunque questo è il terremoto quando ti svegli al mattino per lavarti i denti con il dentifricio più in voga offerto dalla protezione civile.
Dunque questo è il terremoto quando abbiamo seguito la scritta benvenuti al campo di Centi Colella e ci hanno dato i numeri per andare a dormire nel pallone e se non era per Grazia che faceva casino alle undici di sera con quelli della Protezione Civile i letti erano occupati da quelli senza i numeretti e noi dormivamo in macchina con il cane.
Dunque questo è il terremoto un concorso di bellezza per eleggere la prima miss metropolitana terremotata nella sala da ballo per i terremotati a L’Aquilone, L’Aquilo’ in aquilano.
Dunque questo è il terremoto inquilini delle tende dalla mente accecata che pregano d’imbroccare i numeri giusti della lotteria per traslocare in una casa e risvegliarsi con un nuovo certificato di nascita.
Dunque questo è il terremoto più numerosi delle drogherie in città sono diventati i cessi chimici pardon i bagni chimici senza scritte al neon ma ammiccanti al bisogno: “Clienti cercansi esperienza non indispensabile”.
Dunque questo è il terremoto una tenda qui
una tenda e solo tende ovunque guardi questa è diventata Piazza d’Armi, riempie l’aria appestata nel campo, non più inquinata, ogni sorta d’umanità dissenterici, prostitute, magnaccia, drogati, alcolizzati, suicidi, brava gente e frati cappuccini, ma tutti ancora solo apprendisti terremotati.
Dunque questo è il terremoto non ci sono più grassi proprietari di negozi da ordinati quartieri di lusso puliti e con video citofono capaci di imparare l’inglese dalle cassette della De Agostini in sei settimane di ingrassare di quattro chili in un mese e di andare in palestra tutte le sere per smaltire i quattro chili; non ci sono più e non scrivono più lettere d’amore ai loro registratori di cassa.
Dunque questo è il terremoto smarrire la definizione di orgoglio stare zitti per un letto d’albergo
o una crociera avere la sfortuna dalla nostra vivere dove si aggirano topi e scarafaggi - io ho una gatta brava ad acchiapparli e sono esente e cerco di vivere avere una casa che non è più “assolutamente” casa nostra.
Questo dunque è il terremoto un clima che produce le nostre facce: nere se piove, bianche se c’è il sole.
Questo è dunque il terremoto confermare ancora fedeltà alle bollette, ai mutui alle finanziarie. Perché così va a finire per rifarti una casa.
E dunque il terremoto poteva essere un’altra cosa?


(Liberamente ispirato da “Scarafaggi metropolitani e altre poesie” del mio caro Pedro Pietri)

Specifiche

  • Pagine: 86
  • Anno Pubblicazione: 2019
  • Formato: tascabile
  • Isbn: 9788894366587
  • Prezzo copertina: 10,00 €

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