Onir e Mimì sono i protagonisti di un autentico e vero romanzo, che si svolge in un vortice di "Sogno e Vita" vissuti con intensità e dedizione. La modernità insiste nel carteggio tra le cui righe si intrecciano passioni e riflessioni. Mimì, donna apparentemente fragile, ma forte e tenace, dolce e risoluta, alterna la curiosità e la meraviglia tipiche dell'amore alla carriera brillante che la vede protagonista nella Capitale. Onir, ingegnere e poeta, si concede la possibilità di un rapporto unico, esclusivo, intenso con Mimì, lasciandole in cambio un'eredità immensa: l' Amore per la Vita. Lui non sarà più, ma saranno legati per sempre da un'energia vitale, che Mimì avvertirà in ogni battito di ciglia, in ogni esperimento di vita, in qualsiasi alzata d'ali.
Un romanzo che conquista perché dotato di profonda umanità, senza cedere alle indulgenze sentimentali.
Primo capitolo“È da ieri che stavo tramando su come poter fare il viaggio con te oggi verso Roma; in azienda sono abituati alle mie stranezze, ma certo che fare un Genova- Milano-Roma nel pomeriggio della domenica seguito da un Roma-Milano al lunedì mattina, qualche dubbio sul mio equilibrio complessivo l’avrebbe generato (peraltro legittimo, ma per altri motivi). Ma lo sciopero, che sicuramente ti causerà qualche disagio, mi dà una possibilità insperata: domani, anziché su Genova, potrei rientrare direttamente su Roma, dove forse potrei tentare di vedere una ragazza da cui non riesco a staccare il pensiero in questi ultimi giorni. Devo sentire cosa ne pensa lei: sai, non vorrei nemmeno essere asfissiante; non ho esperienze da latin-lover e non vorrei fare fesserie comportamentali. E altresì vero che queste cose sono più indicate per un adolescente, e che l’anagrafe non mi aiuta in tal senso. Ma io le sto provando: ch’aggia ‘fa? Ed io so che prima sensazioni di questo tipo le ho vissute raramente. Anche se è certamente vero che io, Mimì, prima, non l’ho mai incontrata. La conclusione è che ho una gran voglia di incontrarti, di vederti, di stare con te, di parlarti, di sentirti parlare, di guardarti, stando attento a quei tuoi occhi che so già che potrebbero ‘stendermi’, di stupirmi di te, di ridere di noi stessi; e potrei continuare ancora per molto. Ciao, Mimì.” “È bello riuscire ad essere adolescente anche quando l’anagrafe non lo consente, significa che si è vivi. E nella vita ho imparato che è meglio un grande rimorso che un piccolo rimpianto! Detto questo penso che domani sera sarai stanco, comunque decidi tu liberamente e fammi sapere sto arrivando a Roma. Un abbraccio, a domani” (Mimì) “Se non viene giù il mondo, fai già conto che domani io sia sotto casa tua ad aspettarti: l’ora riesco a dirtela domani. Un bacione Mimì. Non mi sembra ancora vero di vederti domani. Se si tratta di un bel sogno, al risveglio cercherò di riprenderlo, a costo di dormire tutto il giorno, impegni o non impegni. Se mi sono inventato tutto, ho proprio una gran bella fantasia, su cui mi appoggerò d’ora in poi; e tu resterai un personaggio centrale, attorno al quale costruire nuove illimitate invenzioni. Buona serata, Mimì. Mentre continuo ad esserti mentalmente al fianco.Onir Pausa. “Sono finalmente a casa mia: il mio nido. Ho sistemato i fiori ho acceso la solita candela, ho messo il pigiama e sono sdraiata sul divano! Mi chiedevo come mai non mi arrivasse un tuo sms. Non so cosa accadrà ma provo le tue stesse emozioni e non vedo l’ora di trascorrere un po’ di tempo con te! Buona serata anche a te Onir, Mimì.” “Che suggestione, Mimì, quei fiori e quella candela: e di quei fiori ne sto quasi sentendo il profumo, ma potrebbe essere il tuo; e ne sto vedendo i colori, malgrado quel mio interno oscillare tra il positivo nella considerazione della loro bellezza ed il negativo nel soffermarmi sul loro stato di recisione, di sradicamento dal loro essere naturale. E di quella candela ne vedo riflessa la luce nei tuoi occhi, dai quali devo stare attento a non cadere. Mimì, so già che domani sarà una giornata temporalmente dilatata, e che guarderò spesso l’orologio. Non ti dico buona notte perché spero di leggere ancora qualcosa di te. Onir” Continuano così fino a tarda notte, gli occhi non riescono a staccarsi dal telefonino, fantasticano entrambi sull’indomani, l’uno nei progetti dell’altro. Poi il sonno li vince. Lo sciopero dei treni fu una manna dal cielo, Mimì non doveva più recarsi a Bari e si sarebbero potuti incontrare; l’appuntamento era alla Feltrinelli di Largo Argentina… Mimì si preparò con cura. Si lavò i capelli, li avvolse e curò il suo corpo. Erano al primo incontro e questa temporalità razionale cozzava fortemente con i sentimenti che provavano e che erano dilatati nel tempo, in un tempo infinito. Arrivarono contemporaneamente, tra passi e schiamazzi, gente furtiva che camminava rasente ai marciapiedi; si scambiarono due baci furtivi sulle guance. L’aria era frizzante e passeggiare era piacevole, le vetrine zeppe ed il vocio precedente agli acquisti li avvolgevano. Passeggiarono fino al ponte Sisto, Onir le prese la mano, Mimì tremò impercettibilmente, ma lui non se ne accorse. All’improvviso successe, sul ponte lui la baciò; un bacio intenso, caldo. Mimì sentì un’onda che le invadeva le viscere, lui l’aveva capita senza che gli dicesse nulla. La notte si stendeva umida di rugiada intorno a loro, le luci dei lampioni li accolsero tremolanti, bastò uno sguardo complice, si avviarono verso una pizzeria a Trastevere. Una serata piacevolissima: il calore del forno, il piazzaiolo sorridente, i tavoli apparecchiati con cura. Ma loro badarono poco a questo. “Pensi di avere una grappa a casa? Adoro la grappa!” La grappa scese nella gola di Onir, come la mano lungo la schiena di Mimì. Ci fu imbarazzo, timidezza, timore. Come due adolescenti alle prime esperienze. Poi tutto andò come doveva. E fu bellissimo. Era tardissimo quando Onir decise di andare. Il tempo era volato. Era stata proprio una bella serata! Lunedì, 21 marzo 2005. Il primo giorno di primavera, il loro primo incontro.
“Ho visto il viso di una bella ragazza e, per un attimo, sono rimasto incantato a guardarlo; poi, subito dopo, ho realizzato non solo che il tuo è ancora più bello, ma anche che tra poco potrò vederlo, accarezzarlo, accostarvi la mia guancia, perder mici dentro ...Onir.” Mancava un quarto d’ora all’appuntamento. Guardò l’orologio dell’auto, poi digitò sul cellulare: “Ho voglia di farti una sorpresa.”. Inviò il messaggio compiaciuta. L’ultimo chilometro da percorrere prima di raggiungere il luogo che avevano scelto era congestionato dal traffico. Una pioggia ostinata le fece accelerare il passo, si sentiva inquieta e allegra nello stesso tempo, ma determinata a godersi quei brevi e succosi momenti rubati al lavoro. Percorse il bistrot con passo agile; il profumo della sua femminilità impregnava l’aria; d’intorno, il vocio tipico delle partenze, la fretta e l’odore dei caffè. Sedette. Lui arrivò trafelato. Andò verso di lei, le prese le mani: “Mimì”, sussurrò…l’attirò a sé e la baciò con calma e calore. Nella mente di Mimì calò nebbia, aveva solo percezione del profumo di lui, del contatto dei loro corpi vicini. Si guardarono intensamente, lei tese una mano e gli carezzò le spalle, Onir piegò il viso e unirono le loro guance, Onir sussurrò: “la magia del tuo tocco, tu riesci a farmi dimenticare le arrabbiature, la stanchezza, e a trasformare tutto in energia.”. Un pasto consumato in fretta: un’insalata e un dolce alla crema: “Ora è meglio che vada”, Mimì si alza di scatto. Onir la guarda divertito di quella fretta e si alza simultaneamente a lei. Gli lascia solo una carezza sulla spalla destra, poi si avvia. Lei è così, senza indugi. Lui si affretta per stare al suo passo, le alza di poco la maglietta e le accarezza la schiena. L’intima intensità li accompagna sino all’auto di Mimì. Lui le apre lo sportello, lei entra a malincuore. “Venezia …che ne dici?” sussurra Mimì Onir sorrise. Lui era fatto così, aveva i suoi tempi. Mimì ha passato un pomeriggio intero in ufficio, necessario per informare gli altri di alcuni aggiornamenti, poi, finalmente, si avvia verso casa. Estrae il cellulare dalla borsa. Nulla! Nessun messaggio di Onir. Decide di non scrivergli, percorre le strade di corsa, apre il portone, getta le scarpe sul tappeto, si versa un drink… “Oggi mi sono imposto di non inviarti messaggi, per non sottoporti ad una sovraesposizione di miei sms, e per non farti sentire assediata. Ma almeno uno mi tocca; e la sua lunghezza non conta, ai fini delle mie preoccupazioni. Stavo già aspettando martedì con impazienza, ed oggi, riflettendo, si è aggiunta anche un po’ di trepidazione. Passerò alcune ore della mia vita con una splendida donna (e fino a qui evento notevole, ma forse anche abbastanza comune), affascinante (e già qui la densità di frequenza comincia a non passarsela tanto bene), di grande cultura (plurilaureata che frequenta simposi di matematica e parla di futurismo o di armonia con disinvoltura: la densità comincia a tendere a quella di un gas rarefatto). E come se non bastasse, tu sei bella anche di dentro, rendendo la probabilità complessiva di tutto ciò assimilabile a quella di un sei al superenalotto. Ed ecco la mia trepidazione: io verso te. Ma anche dovessi sentirmi un cretino, in quelle ore, non ci rinuncerò per nulla al mondo. Ed in ogni caso venderò cara la mia pelle. E nel parlarti così francamente mi viene in mente un verso di una poesia di Caproni: ...e tutto quel raccontare di noi (quell’inventare facile, nel dire agli altri), fino a poter confessare quanto, anche messi alle strette, mai avremmo osato un istante (per sbaglio) confidare. Ma con te mi viene così spontaneo. (Buona notte, Mimì.) La mente ed il corpo di Mimì avevano fame d’aria, ed anche di rassicurazioni. Ogni volta che lui andava da “loro”, avvertiva distintamente l’eco contratta di una tensione, un’inquietudine da check-up del cuore, una sorda sensazione di malessere. Un misto di solitudine e rabbia. Si accorse del brivido che le scendeva lungo la schiena, tradendo le emozioni affollate e veloci. Si chiese dei rischi di una situazione del genere e si trovò a riflettere che lei sola ne avrebbe sofferto. “Solo per alcuni giorni, e solo una serata passerò con loro”, le aveva detto rassicurandola, ma lei era esposta, troppo, e se ne rendeva conto. Si preparò una cena calda e poi andò in bagno. Riempì la vasca di schiuma profumata e soffice e vi s’immerse. Il tepore dell’acqua calda l’avvolse, sciogliendo le tensioni accumulate dai pensieri. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, sentì che l’aroma del sapone le rinfrescava la mente. Stette a lungo a giocare nell’acqua con i suoi pensieri, si fece coccolare dalla musica, poi prese il telefono, sicura che lui fosse a tavola, con la sua famiglia. Aspettò il suono lungo e sibilante della messaggeria…e parlò! Poi uscì dalla vasca, la pelle imperlata da mille goccioline trasparenti, si avvolse nell’accappatoio di spugna bianca e morbida e quindi nell’abbraccio voluttuoso della crema idratante. Il trillo del telefono la stupì. Mancavano quindici minuti alle dieci. La voce di Onir golosa ma incerta: “Non ci pensare nemmeno al fatto che io non ti pensi. Se hai voglia di vedermi arrivo, non ci metto niente a saltare in macchina e raggiungerti a Roma.” “No, donami solo un pensiero”, Mimì e la sua voce tremante e dolce. “Eccolo”, rispose lui, rimanendo in silenzio. Guidò lungo quelle curve interminabili con l’allegra determinazione di chi ha fretta di godere della visione della donna amata. E così fu. Si abbracciarono subito. Mimì sollevò i gomiti, poi chinò la testa e nascose il viso contro il braccio di lui: “Non potrei mai dimenticare il tuo passato, le tue fughe periodiche me lo rammentano, orami sono abituata alle tue assenze, sto male tre giorni, poi ritorna tutto come prima.” Lui sospira:” Non vedi che sono qui?” Io non voglio che tu stia male, è che certe cose mi spaventano, se mi accorgo che un laccio dolcissimo mi sta avvolgendo, sono impaurito e preda dell’istinto di fuggire, ma adesso sono qui con te e sto tranquillo.” Mimì rimane in silenzio, poi lo guarda. “Raccontami una storia”, le chiede lui: “ho voglia di sognare, di non pensare alla giornata di domani, quando dovrò andare.” Mimì sopraggiunge. “Allora chiudi gli occhi e pensa al mare, alla superficie lucente del sole, al silenzio di una barca a vela che scivola nel vento, distante dal mondo e dagli impegni. Ti racconterò di una fuga, l’evasione di un giorno di due amanti, che avevano bisogno di stare da soli”. “Chi sono questi amanti?”, le chiede lui, mentre fa scorrere l’indice della mano destra sul collo di Mimì. “Non importa chi sono, ma cosa fanno…”, Mimì sorride, tentando di divincolarsi dall’abbraccio di lui. “Lei ha sempre la formula giusta…”, pensò Onir, mentre la baciava.