«Ahi genovesi uomini diversi…»: ancor oggi i celebri versi danteschi (Inf. XXXIII, 151) sono i più adatti a illustrare il giudizio che, con toni variamente sfumati, accompagna la storia dei Genovesi in tutte le età.
Nato alla fine dell’XI secolo tra le Alpi e il Tevere, il Comune italiano, che ha fatto dell’economia di mercato l’asse delle sue scelte politiche, ha portato molte città non solo a conquistare una sovranità di fatto e a formare Stati regionali, ma a modificare le forme di partecipazione sociale. Nessun Comune però ha scommesso con la stessa determinazione di Genova sul valore sovvertitore del denaro e dell’accumulo di capitale, sulla libertà d’azione del privato, dell’individuo e del grande gruppo familiare inteso come un’azienda da diramare nel mondo. La fede nella libertà e nella città-repubblica sono componenti essenziali della società genovese di ogni tempo.
GABRIELLA AIRALDI è specialista di Storia mediterranea e di Storia delle relazioni internazionali e ha insegnato Storia medievale all’Università di Genova. Tra le sue più recenti pubblicazioni si segnalano Breve storia di Genova (2012); Colombo da Genova al Nuovo Mondo (2012); Cristoforo Colombo. Un uomo tra i due mondi (2014); Andrea Doria (2015); Gli orizzonti aperti del Medioevo. Jacopo da Varagine tra santi e mercanti (2017); La congiura dei Fieschi. Un capodanno di sangue (2017).