Alessandro Liverini
Telese Moderna

Telese Moderna
Prezzo Fiera 15,00
Prezzo fiera 15,00 Protagonisti e storie della terza comunità telesina

È radicata nella coscienza collettiva - dei telesini e dei forestieri - una convinzione sbagliata: che la Telese contemporanea sia una entità novecentesca originata dall’autonomia comunale del 1934 e che tra la Telesia sannitica e poi romana, situata geograficamente a S. Salvatore Telesino, e la Telese di cui noi oggi siamo abitatori non esista alcun nesso storico. Con gli aneddoti e i saggi raccolti nel volume Telese moderna - protagonisti e storie della terza comunità telesina - si vuole dimostrare che la storia di Telese è fatta non solo di vuoti, di fratture e di silenzi, ma anche di persistenze e di processi secolari. Nel tempo che va dall’abolizione della feudalità (1806) alla morte del maestro Amilcare di Mezza e alla sospensione della tratta ferroviaria Telese-Cerreto / Telese-Bagni (1956) accadono a Telese una serie di fatti che concorrono a determinare una nuova comunità telesina, storicamente collegata con la Telesis nova medievale. Conoscere e capire la terza Telese potrà essere d’aiuto alla conoscenza e alla comprensione degli attuali processi storici e, forse, a produrre visioni e strategie progettuali di lungo respiro.

Primo capitolo

La fortuna delle città è indissolubilmente correlata ai traffici umani. Le città di mare sono geneticamente vocate al ‘via-vai’ delle genti. Le città d’entroterra, invece, vivono e muoiono in funzione delle strade che le attraversano e dei ponti che le consentono di oltrepassare i vuoti rupestri e le piene fluviali. Il declino delle vie consolari - soppiantate dalle autostrade e dalle superstrade - segnò la mutazione della geografia italiana. Interi paesi furono tagliati fuori dalla grande storia. Il destino della Telese contemporanea è stato influenzato in misura preponderante dalla costruzione di un ponte. Con un rescritto datato 11 febbraio 1853, l’imprenditore sanlupese Achille Jacobelli fu autorizzato dal re Ferdinando II a costruire un ponte sul fiume Calore in località Torello di Melizzano. Jacobelli era animato da una visione epocale: intuendo le potenzialità economiche della Valle telesina e, in particolare, di Telese, realizzò che lo sviluppo di quell’area disabitata e mefitica dipendesse dalla deviazione dei traffici - di uomini e di merci - esistenti tra la Provincia di Molise e la Provincia di Terra di Lavoro. Attraversare il ponte del Torello significava percorrere interamente la Valle telesina (lungo l’asse Amorosi-Telese-Castelvenere-Guardia Sanframondi) e bypassare il tratto pedemontano della strada consolare (la così detta Bebiana passante per il territorio solopachese e, attraverso il ponte Maria Cristina, proiettata lungo la salita del Calvese alla volta di Guardia Sanframondi). Tanto è vero che - quando nel 1851 il ponte Maria Cristina di Solopaca crollò a causa di una piena del Calore - Achille Jacobelli propose a Ferdinando II di finanziare la propria idea edificatoria e di abbandonare l’ipotesi di ricostruire il ponte appena crollato. Per decidere in piena consapevolezza il re si recò personalmente in Valle telesina il 9 febbraio 18521 .Il sovrano scelse di ricostruire a proprie spese il ponte solopachese e di autorizzare Jacobelli a costruire privatamente il ponte al Torello, consentendogli di recuperare i costi con la cessione del diritto di esigere i pedaggi. Il valore simbolico del ponte Maria Cristina era enorme. Esso, infatti, serviva a consolidare la fama internazionale della tradizione ingegneristica borbonica. Luigi Giura - progettista del ponte Maria Cristina nel 1835 e del ponte Real Ferdinando sul Garigliano nel 1832 - fu dapprima allievo, e poi direttore, della Scuola di applicazione in Ponti e Strade promossa dal re Gioacchino Murat nel 1811 e, parallelamente, membro autorevolissimo del Corpo di Ponti e Strade, antesignano napoletano del Genio Civile. La visione che esso incarnava, però, fu storicamente perdente. Sebbene i due ponti hanno subito parallele vicende di crolli e distruzioni (da ultimo con il passaggio della Seconda guerra mondiale), essi hanno avuto destini storici completamente diversi. Il ponte del Torello permise la crescita economica della Valle telesina, sostenendo, peraltro, il passaggio della tratta ferroviaria Napoli-Foggia. Il ponte Maria Cristina tramontò lentamente. Nuove strade e nuovi ponti segneranno - nel volgere di pochi anni - la storia del nostro Sannio.

Specifiche

  • Pagine: 117
  • Anno Pubblicazione: 2019
  • Formato: 170*240
  • Isbn: 978-88-31243-06-3
  • Prezzo copertina: 15€

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