La vita di Alice Viscardi, è destinata a un brusco sconvolgimento quando viene assassinato il brillante ricercatore con il quale aveva intrecciato una relazione amorosa. Da questo momento in avanti, la donna sarà coinvolta, suo malgrado, in un susseguirsi incalzante di eventi che la precipiteranno in un vortice che ne sconvolgerà tutta l’esistenza, potendo contare solo sull’aiuto di una coppia di amici di gioventù. Il poliziotto chiamato da indagare sull’omicidio, tenace e determinato, ma anche persona disincantata e dai vizi nascosti, si troverà di fronte a una complessa rete di rapporti che lo porterà a confrontarsi con la lotta per il predominio nel campo delle ricerche scientifiche su scala industriale, in cui i principali protagonisti non si fermano davanti a nulla pur di tutelare e mantenere le proprie posizioni di supremazia. Ogni personaggio ha qualcosa da nascondere, e sarà compito del commissario individuarne uno dopo l’altro gli scheletri nell’armadio, fino ad arrivare all’epilogo finale della vicenda, dai risvolti imprevedibili. Gli autori concepiscono una vicenda dove sesso, violenza e inganno si succedono senza un attimo di respiro, alla stregua di un ottovolante destinato a una meta senza ritorno.
Primo capitoloCAPITOLO 1
Alice ha una fiducia inesauribile nell’amore: per lei non esiste niente di più potente dell’amore, e il suo attuale amore si chiama Aldo.
Desiderava trascorrere con lui ogni momento. Ne era talmente presa che ogni minuto, ogni secondo che la separavano da lui sembravano rubarle un poco di vita.
La condizione dell’amante, però, le pesava parecchio: inventare ogni volta una scusa plausibile per giustificare le assenze o i ritardati rientri a casa, l’arrivare sotto casa di lui in orari serali per non essere notata o riconosciuta la gettavano in uno stato d’ansia tale da farle tremare le ginocchia.
Per incontrarlo sceglieva quasi sempre l’ora di cena, durante il pasto serale era meno probabile che vicini curiosi si affacciassero alla finestra o spiassero dall’occhio magico sul pianerottolo: davanti a una minestra fumante e alla televisione non avevano interesse a occuparsi di loro due. Lo considerava un buon deterrente.
Era sua cura parcheggiare l’auto non proprio sotto casa; un paio di incroci prima erano sufficienti a velare la propria presenza, complice la notte. Certo, un imprevisto poteva sempre verificarsi, come quella volta che aveva incontrato una vecchia compagna di scuola che non si capacitava di averla rivista dopo tanti anni e continuava a sciorinare vecchi ricordi di questa e di quello, ma che fortunatamente aveva un impegno improrogabile e non poteva dedicarle altro tempo. Non ricordava quale bugia le avesse raccontato per sviare eventuali sospetti, forse di non essere neppure sposata. Mah! Per fortuna non l’aveva più rivista.
Arrivata al portone apre con la sua chiave e a passo di danza risale le rampe di scale fino al quarto piano, quasi sfiorandole, badando bene di non attirare l’attenzione del cane della vicina all’ammezzato, e suona il campanello, con il fiato corto, ma con un sorriso spianato. Sente i passi di lui arrivare e quando la porta si apre il suo sguardo stupito le è già entrato nel cuore.
«Ciao, non ti aspettavo così presto.»
«Spero non ti dispiaccia.»
Alice avverte un irrefrenabile desiderio di baciarlo. Dopo un bacio lunghissimo fatica a sciogliersi dall’abbraccio di Aldo che la trascina all’interno dell’appartamento.
Casa.
Profumo di sandalo, il suo profumo; le tende, i cuscini, le pareti, tutto attorno la rimanda alla sua fragranza. Aldo le accarezza i capelli, il viso, la bacia sul collo, la libera della giacca e la stringe forte…
CAPITOLO 2
L’appartamento che divide con Goffredo, per anni il suo nido, ora le si presenta come l’ultimo avamposto prima dell’inferno. Indugia davanti all’uscio di casa, fissando la targhetta che riporta il cognome: VISCARDI.
Lui si era appropriato della sua vita, derubandola di tutto. Alice Viscardi, la moglie di Goffredo, doveva esserne orgogliosa, e un tempo lo era stata.
Sopraffatta dagli ormoni di fronte a quell’anonima placca in ottone incisa, non trova la forza di girare la chiave nella toppa, restando immobile sullo stuoino. Chi, o meglio, cosa era diventata? Una squallida moglie, costretta a una doppia vita triste e bugiarda: lo odiava per averle fatto questo.
A quel pensiero le si riempiva il petto di una rabbia incontenibile che la feriva, anzi la straziava.
Da quando era cominciata la discesa aveva smesso di ascoltarlo, parlargli, confidarsi, desiderarlo, amarlo: ma perché per tutto ciò continuava a colpevolizzarsi?
Quale era stata l’ultima volta che il marito l’aveva desiderata, che l’aveva stuzzicata per farla sentire, come un tempo lontano, bella, sensuale?
La colpa era solo di Goffredo. Sì, lui era il responsabile del suo degrado. Solo lui!
Era come una pentola a pressione, pronta a gettargli in faccia tutti i suoi malumori, eppure, ritta davanti all’ingresso di casa, non riusciva nemmeno a infilare la chiave nella toppa, la mano le tremava talmente forte da impedirle di centrare la serratura.
Il battente si aprì di scatto e un braccio forte e prepotente la trascinò all’interno dell’appartamento.
«Dove sei stata?» sibila Goffredo.
«Ancora alzato? – risponde lei, fissandolo. – Lo sai benissimo, al concerto con Karen.»
Senza attendere la replica dell’uomo, estrae il cellulare dalla tasca della giacca e compone velocemente un numero: «Parlaci, così ti manda anche al diavolo per averla svegliata» mormora, con tono secco.
A una decina di isolati di distanza, il trillo insistente del telefono sveglia di soprassalto una donna sprofondata fra il guanciale e le lenzuola. Sbattendo gli occhi per riprendere contatto con la realtà, accende la luce sul comodino, guarda la sveglia, le due del mattino. Meccanicamente, inforca gli occhiali.
«Pronto?... Ah… Sei tu? Come?… No, non ti preoccupare, passamelo – articola, con voce impastata. – Ciao tesoro come stai… no non disturbi ci mancherebbe… sì, un concerto tremendo, musica sperimentale, di quella che piace a tua moglie. Scusami se te lo dico, ma non pensi che dovresti cominciare a credere un po’ di più a quello che Alice dice... No, è sempre un piacere sentirti, figurati. A proposito, ricordale che mi ha lasciato il suo accendino, sì lo zippo, quando ci vediamo glielo rendo… anche a te, buonanotte.»
La donna riattacca e l’uomo che le dorme accanto si rigira verso di lei, con aria risentita per essere stato distolto dal sonno: «Quando smetterai di raccontare tutte queste balle, amore? Piantala di coprirle il culo ogni volta che va a divertirsi.»
Karen lo guarda con fare annoiato, si toglie gli occhiali riponendoli sul comodino e gli risponde gelida, voltandogli le spalle: «Non mi stressare, lasciami dormire e buonanotte. AMORE.»