Le storie servono a questo: a viaggiare nel tempo e nello spazio, ad aprire orizzonti prima ignoti, a fare esperienza di cose che altrimenti non vivremmo mai, a sperimentare il surreale e l’improbabile, qualche volta ad annusare l’impossibile.
È una giornata calda. Nel fresco della loro casa, Ahmed e Idil disegnano con i pastelli di tutti i colori. Si rincorrono e ridono, giocano aspettando il ritorno della mamma. Ma ecco che una bomba scava una voragine sotto i loro piedi. I loro occhi bruciano, la gola è secca. La loro voce è un lamento sottile e si sente appena. Soli, nel buio sotto le macerie, Ahmed e Idil continuano a disegnare. “Chiudi gli occhi e disegna quello che vedi”, dice Ahmed alla sorellina. E le travi che li imprigionano si animano di colori e di forme. In attesa che la mamma torni a salvarli.