Da tempo si avverte e si discute la crisi della storia. Occorre interrogarsi sul “fare storia” ma anche sulla sua narrazione, sulla ricezione che essa ha nel pubblico, attraverso una sua sempre più corale e attiva fruizione.
Si costituisce intanto l’Associazione italiana di Public History (AIPH). La storia è una questione pubblica, in contesti che trasformano figure diverse in public historians. Il panorama dei luoghi, mezzi e linguaggi, è ampio: musei multimediali e interattivi, mostre ed esposizioni, edicole e librerie nei luoghi di passaggio, film e documentari, romanzi storici, anniversari e commemorazioni, rievocazioni storiche, festival e “processi”, teatro civile, politiche culturali pubbliche, commissioni di inchiesta e di arbitrato, televisione, radio, siti web, social media.
Si tratta di altro e di più rispetto all’“uso pubblico della storia” ovvero all’abuso politico che di essa si è fatto. Si va delineando una peculiare “via italiana” alla Public History, ricca di esperienze professionali e linguaggi plurali: “fare e raccontare storia, per e con il pubblico”.
Maurizio Ridolfi è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università della Tuscia (Viterbo). Dal 1993 coordina (con F. Conti) la direzione scientifica della rivista «Memoria e Ricerca» (il Mulino). Ha pubblicato numerosi studi di storia culturale e della politica, tra i quali: Le feste nazionali (il Mulino 2003); Presidenti (Viella 2014); La politica dei colori (Le Monnier 2014); Italia a colori (Le Monnier 2015).