Canzoni arrabbiate, urlate, sussurrate. Canzoni… spericolate. Canzoni che hanno accompagnato più di una generazione, fatto piangere, gridare, innamorare. Canzoni che padri e figli hanno imparato a strimpellare con la chitarra in fondo all’autobus della scuola, canzoni cantate in coro attorno al fuoco su una spiaggia, oppure, in un unisono di migliaia di voci, che esplode come un boato, in uno stadio così come in un palasport. Sono quelle di Vasco Rossi, cantautore di fama internazionale, che da Zocca, il piccolo comune dell’Appennino modenese dove è nato, il 7 febbraio del 1952 è partito alla conquista dell’Italia e del mondo. In trent’anni di carriera, Vasco ha pubblicato 25 album, venduto più di 30 milioni di dischi, composto più di 150 canzoni, scritto testi e musica per altri interpreti, scritto libri, diretto film. Qualunque sia l’espressione artistica scelta da Vasco, il successo è assicurato, grazie all’immensa folla di fans che lo seguono, lo amano, lo sostengono. Perché quello che piace di Vasco è la sua umanità, la sua sensibilità, la sua timidezza che esplode nelle canzoni più “arrabbiate”, la sua semplicità e persino i suoi errori e le sue debolezze, che poi, sono quelle di tutti. Sentimenti cantati e suonati, condivisi, sentiti come propri, come l’attaccamento alle proprie radici montanare, agli amici d’infanzia e l’affetto che, da sempre lo lega ai suoi fans. Ai quali, in una sorta di timida riconoscenza, sembra essere grato per avere contribuito a farlo diventare, dai tempi di Punto Radio ad oggi, quello che è.
In ogni pezzo di Vasco, c’è un po’ di noi, da almeno due generazioni. Che siano canzoni arrabbiate, come Vita Spericolata, Colpa d’Alfredo, C’è chi dice no o Gli spari sopra, o romantiche, come l’indimenticabile Albachiara, Una canzone per te, Sally o Gli angeli, per citarne solo alcune, ognuno di noi ha la sua preferita, legata a particolari momenti della vita. Ricordi che si intrecciano alle note, e rinascono ogni volta che la voce roca di Vasco si diffonde da una radio o da un CD “sparato” a tutto volume, magari lungo la strada per il mare. Insomma, le canzoni di Vasco hanno significato molto per tutti coloro che con esse sono cresciuti, hanno amato, hanno pianto, riso, si sono arrabbiati. Perché, allora, non lanciare una “sfida”? Perché non ribaltare le “regole del gioco”? Se alle canzoni di Vasco sono legati momenti, sentimenti, ricordi, sensazioni, perché non raccontarle? Da qui è partita l’idea del concorso letterario “Voglio un racconto….spericolato”. Per un anno intero, abbiamo raccolto emozioni, elaborazioni, ricordi di quanti abbiano voluto esporre, attraverso un racconto ispirato ad una o più canzoni di Vasco, il ricordo o la fantasia che a quelle canzoni è legata. Sono stati davvero tanti i racconti arrivati con trame eterogenee, proprio come i sentimenti che le canzoni del Blasco, come viene affettuosamente soprannominato il rocker di Zocca, sono in grado di suscitare. Alla fine, sono stati scelti per la pubblicazione le 26 storie che vi proponiamo nelle pagine seguenti. Il risultato è questa antologia, che vuole anche essere un omaggio a Vasco da parte dei suoi fans, un modo semplice, affettuoso e creativo per tradurre la sua musica in pensieri e parole. E per dirgli grazie per averci fatto sognare.
Ps: 7 febbraio 2012 Vasco compirà 60 anni.
Auguri Komandante!
I disuguali
Maria Ambrosio
ispirato a
Vita spericolata
Bastarda puttana. Le stava attaccata alle calcagna. E non riusciva a liberarsene. Non dire così, stai bestemmiando! Fatevi i cazzi vostri e lasciami cantare in pace.
A squarciagola.
Stonando e urlando.
Sì urlandooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!
“Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte cosìiii
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto siiii!
… Ognuno a rincorrere i suoi guaiiii
ognuno con il suo viaggio
e ognuno in fondo perso
dentro i cazzi suoiiii!”
Affanculo i benpensanti…
Non la voglio. Non la voglio più. Datela a chi ne ha bisogno, la vita...
Anche quel giorno se ne stava andando così, con la giostra dei pensieri che si ammucchiavano come in un orgia, e andavano su e giù, giù e su, come in un orgia. Era tornata. Sì, era tornata l’intima amica, che la faceva sentire spoglia e sola se non c’era, la sua Follia, l’amata sua Follia. Sua, com’è tuo un dito della mano, come il colore della pelle, com’è tuo lo zucchero filante leccato, come sono tuoi i sogni e come i no detti per dispetto…
“Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte cosìiii
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi maiiii!”
L’amica di sempre, quella che non ti lascia sola e se ne va a passeggio nei salotti mondani mentre tu ti stringi al buio della notte e parli con una parte di te sapendo che solo così non sarai sola…
Il Lato Oscuro Della Luna, come amava autodefinirsi. Che le stava morbidamente addosso. Che la chiamava, che le faceva compagnia, che la guardava dallo specchio e le dava tanti consigli utili, intelligenti come solo un Verruckt può fare...
Se vai sul cavalcavia e ti lanci in discesa proprio mentre vedi salire un autoarticolato dalla mano opposta, finisci stritolata, ma tutti penseranno che sia stato un incidente e nessuno si dispiacerà...
Brava! Ottima idea... Dimmene un’ altra...
Ne vuoi un’altra? Vai a stendere panni sul tetto e lanciane un paio giù; uno mettilo sul cornicione sottoposto e lanciati: sembrerà che tu sia caduta tentando di riprenderlo.
Sei un genio, un genio! Ancora, ancora!!!
Fammi pensare... Ecco! Avvia la lavatrice, ma metti la pompa di scarico filo-filo al bocchettone di versamento; poi vatti a fare lo shampoo e apri il phon: in capo a dieci minuti le vibrazioni della lavatrice faranno staccare la pompa, l’acqua cadrà a terra, arriverà in bagno... e sei libera!
Grande, grande!
Vuoto. Un misero minuto di vuoto…
No, aspetta. Aspetta ancora un po’... sono le diciannove. Resisti anche oggi, dài, solo quest’ora. Solo un’ora...
Smettila! Lasciami stare! Vattene! Vattene!
No. Non me ne vado. Solo un’ora. Fa qualcosa. Chessò... pulisci, riordina, leggi, scrivi, cucina, esci... dài, tieniti impegnata fino alle 20, e poi ne riparliamo. Se dopo lo vuoi ancora, avrai tutta la notte per fare qualcosa...
Ma perché stai sempre tra i piedi? E trovati qualcosa da fare! Ogni volta che penso che è la volta buona, questione di attimi e... via, esci tu, e... ed io… io rimango. Solo quella volta te l’ho fatta... eh eh! Non te ne sei accorta e c’ho messo un attimo a saltare giù dalla finestra: porcaeva, non sono finita sul tendone di quella stronza del primo piano?
Vieni qui. Guardiamo le foto. Guarda: qui è quando sei bambina, con le trecce lunghe lunghe… E qui, qui stai carezzando una capretta. Ti somiglia!... scherzavo… E poi, vedi? Qui sei al supermercato e riordini le scatolette che hai fatto cadere…Uh, e vedi, vedi questa… come sei magra! Quanti anni avevi? Quattordici, quindici? E chi è lui? Il tuo ragazzo, vero? Oh, qui devi aver avuto la febbre: sei tutta costipata, e…
Basta, hai vinto anche oggi. Vedi? Hai fatto passare l’ora. L’ora della Follia, l’ora della genialità… Porcaeva. Mi tocca rimanere in quest’immondezzaio. Ma non lo capisci che mi fa schifo? Ma non lo capisci che così mi insozzo? Ma non ti rendi conto che c’è fuliggine ovunque? E non c’è spazio, non c’è spazio per noi. Per noi disuguali.
Lo so… e come posso dirti che hai torto?
E non me lo dire e vaffanculo!
No. Non ti lascio. Non ti ho mai lasciato. Starò qui. Anche se non mi vorrai. Di più. E correrò quando mi chiamerai. E capirò. Prima che tu parli, capirò. Perché è così che fa chi ti ama. Chi ti ama più di te stesso. Ora dormi. Bianca è la luna stanotte. E gioca a passero solitario con le stelle…
“...E poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al Roxy Bar
oppure non c’incontreremo mai
… Ognuno a rincorrere i suoi guaiiii
ognuno con il suo viaggio
e ognuno in fondo perso
dentro i cazzi suoiiii!”