Un caso da risolvere per GIO SEMPRONIO
Gio Sempronio era il detective più bravo di tutto il globo. Si era laureato in scienze forensi e biologia all’università di Oxford nel Regno Unito. Lui abitava in una casa a Londra dove sotto di essa aveva una specie di hangar collegato all’ aeroporto internazionale di Londra dove teneva l’elicottero, la Jeep, il fucile, la pistola, e il giubbotto anti-proiettile.
All’ improvviso gli arrivò una telefonata dal Messico dove gli dicevano che erano scomparsi gli ultimi axolot della Terra, finita la telefonata andò subito nel suo hangar per poi dirigersi subito all’aeroporto e decollo’ con tutta la sua attrezzatura.
Atterrato in Città del Messico si diresse al lago Xochimilco lì trovò due guardie del WWF che gli spiegarono l’accaduto. Si mise subito all’opera per capire chi avesse rubato questi piccoli anfibi così gli venne in mente di immergersi nel lago per vedere se erano rimasti qualche esemplari. Ne trovò solo uno, gli attaccò un g.p.s. satellitare per usarlo come esca ma sfortunatamente non veni' nessuno a prenderlo..
A questo punto doveva fare un controllo più mirato, andò in centrale di polizia e guardò tutti i malviventi che erano stati arrestati per bracconaggio e trovò proprio una persona che aveva rapito altri axolot di nome Rodoldo Mico. Certo di essere sulla pista giusta, iniziò a leggere tutta la sua scheda ma ahimé lesse che questa persona era morta quindi non poteva essere stato lui, a meno che… non fosse realmente morto. Le piste erano tutte aperte ogni possibilità era da verificare con cura.
Con l’aiuto dell’ intelligence Messicana scoprì che era morto veramente, quindi c’era da rimboccarsi le maniche e tentare una nuova pista. Proprio in quel momento, arrivò una chiamata dalla responsabile della protezione animali e spiegò al detective che durante un controllo avevano trovato 124 axolot vivi ma non il bracconiere che purtroppo era scappato su una macchina rossa con una targa americana.
Era necessario trovare l’auto, sicuro della pista giusta, si mise sull’ elicottero e dopo aver scandagliato tutta la zona, dopo tre giorni di ricerca riuscì a identificarla. Le pattuglie locali prontamente avvertite della scoperta si avvicinarono via terra ma l’auto era vuota, nessuno al suo interno, solo un cappello bianco con una fascia nera che lo avvolgeva. Repertarono tutto ciò che c’era e portarono in centrale.
Nel frattempo Gio, arrivato nel laboratorio si mise guanti e occhiali per iniziare ad analizzare capelli, fibre, tutto quello che si poteva per scovare il malvivente, oltre ad essere detective, i suoi studi gli permettevano di essere eclettico, sapeva usare attrezzature e computer, come i migliori Ris. Trovò un capello, lo prese con le pinze e tramite il dna, riuscì ad attribuirgli un nome: Cristian Mico.
Finalmente Gio era ad un passo per risolvere il caso.. mancava solo la parte più difficile, trovarlo ed arrestarlo.
Con attenzione prepararono l’irruzione, poliziotti addestrati e comandati da Gio, andarono a casa di Cristian e finalmente lo arrestarono per “bracconaggio di specie a rischio estinzione”.
Prima di condurlo, in centrale, Gio lo guardò negli occhi e gli chiese :”Mi tolga una curiosità, ma che ci trovava in questi anfibi.. da rubarli?”
Dimesso gli rispose: “volevo continuare il lavoro iniziato da mio padre.. rivendere questi anfibi diventati rari a privati". A queste parole, Gio si ricordò della sua prima pista… l’uomo morto.. e sorrise pensando che non era poi così sbagliata……
Gio tornò a casa felice di aver risolto un altro caso
Francesco