In questa silloge, Floriana Porta trova ispirazione negli elementi del mare per ricreare, con le parole, immagini di poesia, dando così vita a un diario che indaga sui segreti imperscrutabili dei fondali, sulle tracce di antichi oceani, fino a spingersi nelle acque sotterranee, a caccia di fossili marini, per poi tuffarsi “in mari senza un nome”. Cinquantacinque poesie e diciotto haiku – componimenti senza titolo nati in Giappone nel XVII secolo e costituiti da tre versi per complessive diciassette sillabe, di notevole carica espressiva – che ci portano alla riscoperta di memorie incantate e forti emozioni, in un viaggio misto al sogno. E il mare è proprio lì, in fondo al viaggio.