«Caro lettore che ti appresti a leggere questo libro, sappi che. Sappi che ti sarà richiesta dedizione; si pretende da te lo sforzo di spogliarti da alcuni costrutti mentali; sarai invitato a un’esperienza a tratti terapeutica e spiazzante. La biografia di una voce narrante che Filippo Parisi ha composto, costruendo ponti tra frammenti di vita, gorgoglii di emozioni, suggestioni letterarie variegate manipolate con eclettismo funambolico, adoperando uno stile talvolta a guisa di qualche grande autore del passato, talaltra trovando una cifra originale e personalissima, è operazione forse abusata ma sicuramente dagli esiti non banali né scontati. Nella scrittura adoperata e in alcuni temi affrontati la ricerca della salvezza non è appannaggio esclusivo dell’Autore, ma di tutti. Probabilmente con la sfrontata pretenziosità della giovane età del Parisi, ma non con l’arroganza di chi è a corto di argomenti, anzi. Vi è, al contrario, una sovrabbondanza di ricamate sovrapposizioni, come quelle, nient’affatto scontate, tra il piano narrativo vero e proprio e quello metanarrativo, che acuiscono il tratto maschile dello stile, ma lasciano al tempo stesso filtrare lame di luce nella selva del rischio di precipitare negli stereotipi, rimanendone avvinghiato, lasciando quindi marcare con indelebile stigma il proprio esordio. Nella Premessa l’Autore lo paventa, non solamente come manifestazione di modestia e di quella sana insoddisfazione che muove l’animo a misurarsi con la scrittura anche e soprattutto quando si sia data alle stampe un’opera, ma con autenticità. In fondo, se quasi inevitabilmente un libro non può che riguardare le “cose che furono”, la fatica erculea risiede sempre nel trovare un equilibrio, tanto precario quanto indispensabile, tra la metabolizzazione del passato e la proiezione dello sguardo verso il futuro.» Alessandro Lattarulo