Due gli obiettivi di questo libro: 1) analizzare in modo semplice e accessibile i meccanismi psicologici che spingono inconsapevolmente molte donne a costruire e mantenere relazioni fonte di sofferenza o vittimizzanti; 2) guidare queste donne verso soluzioni creative. La tesi principale è che entrare, spesso ripetutamente, in una relazione vittimizzante, o non riuscire a uscirne, dipende in larga misura dall’incapacità di comprendere le proprie emozioni e i propri desideri, e di utilizzarli come criteri per operare scelte e perseguire piani a breve e lungo termine. Questa incapacità il più delle volte è dovuta a schemi di personalità appresi nel corso dello sviluppo personale a partire dai primi anni di vita. Questi schemi guidano inconsapevolmente il comportamento, generano un’immagine di sé negativa, fonte di sofferenza psicologica, e inibiscono l’agentività, con cui si intende la capacità di mettere a fuoco emozioni, bisogni e desideri, e di considerare se stessi in diritto di tentare di realizzarli concretamente.
Primo capitoloScrivere un libro al femminile sulle relazioni affettive è necessario. Viviamo negli strascichi di una società maschilista, e forse se leggiamo alcune proposte di legge sono più che strascichi: nell’immaginario collettivo Italiano striscia ancora l’immagine mitica della donna angelo del focolare, fertile e devota. Se leggiamo le cronache su abusi, violenze e omicidi che hanno oggetto le donne ci vengono i brividi. E allora un libro che aiuti le donne a sfuggire agli stereotipi, ai ruoli definiti dall’esterno e fatti propri, a proteggersi dai rischi di maltrattamenti reali ci voleva. Scrivere un libro al femminile sulle relazioni affettive è un’operazione scivolosa. Il rischio principale è di attribuire il problema all’esterno. Intendiamoci: la fonte esterna del problema esiste!