Il passato è una parte di noi, non solo ciò che abbiamo vissuto in prima persona ma anche tutto quello che ha modellato il nostro ambiente, perché è di questo che siamo fatti. Sullo sfondo di un piccolo paese del Sannio, San Marco dei Cavoti nel secolo scorso, Tra saragolla e querce racconta di un’umanità semplice che non lascia tracce nella Storia – eppure muove il mondo – e che ha nella famiglia il suo cardine. L’autore, con delicatezza, racconta di guerre, amore, partenze, viaggi e ritorni a casa. In un mondo antico fatto di virtù e perdono.
Primo capitolo“… Io non so come possa essere bello il Paradiso se esiste, ma so che una famiglia felice come questa ne produce l’effetto in terra. E la felicità – io penso – si propaga come un’epidemia, come un buon contagio, creando una marea di sorrisi e leggerezza tutta intorno a noi. Anche se, come tutte le cose, può essere passeggera e a volte preconizzare drammi profondi cosicchè sembra quasi che il creato non possa permetterci di vivere lunghi periodi di continua felicità. Come a dirci che questa terra non è il regno della pace, ne è solo un provvisorio anticipo”.